We know that human beings see and
hear objects and events that occur within only a small fraction of the
electromagnetic spectrum. Many physicists now propose that we
similarly perceive only a tiny fraction of a greater reality spectrum.
Caro Diario,
riporto qui ampi stracci di un articolo dell'ottimo Francesco Amendola. i temi trattati sono molto vicini a quelli del Diario Corvide:
[...]Non si dà il caso che stiano accadendo molte, troppe cose insolite e piuttosto allarmanti? E non è ancora più strano che nessuno se ne sia accorto; o meglio, che nessuno abbia pensato di collegarle in un quadro completo e interrelato, benché di alcune di esse (non di tutte) le cronache dei mezzi di comunicazione di massa si siano occupate alquanto, con il solito piglio sensazionalistico, fortemente emotivo ma nel complesso superficiale?[...]Perché, se siamo in grado non solo di guardare, ma anche di "vedere"; se non abbiamo smarrito la facoltà, oltre che di udire, di "ascoltare", i "segni" ci sono, eccome. Segni di che genere, segni di che cosa? Segni apocalittici: nel senso etimologico del termine: segni di rivelazione (dal greco "apokalipto", che significa "io svelo"). Segni che ci svelano una realtà misconosciuta, che ci avvertono di qualche cosa che si sta preparando.
[...] "segni" che sembrano annunciare un diverso ordine di pericoli e che noi, forse troppo affaccendati in altre cose come la corsa al profitto e al benessere e la distruzione sistematica dell'ambiente, non siamo in grado di cogliere.Segni inquietanti di "qualcosa" che si sta avvicinando in modo sempre più netto e che noi non sentiamo, ci sforziamo di non sentire.Altre voci e altri suoni giungono graditi ai nostri orecchi, quelli di un consumismo forsennato e di un edonismo senza limiti.E poi, di che cosa dovremmo preoccuparci? Non abbiamo forse un esercito di "tecnici" e di "esperti" che ci avvertirebbero, se vi fosse qualcosa di anomalo in vista? Non li paghiamo per questo?Già, perché con la scienza e il denaro noi pensiamo di poterci comprare tutto, non solo la sicurezza contro ogni imprevisto, ma anche una lunga vita e, possibilmente, l'immortalità.Eppure… i "segni" ci sono, per chi li sa vedere.Per chi non è del tutto obnubilato da uno stile di vita che ci fa prendere fiaccole per lanterne, stravolgendo completamente le nostre facoltà di discernimento.Per chi è sveglio in mezzo ai dormienti che si credono svegli anch'essi, anzi iperattivi.[...]
Decifrare un segno, pertanto, non ha a che fare principalmente con l'intelligenza, la razionalità e la cultura, ma con l'apertura coscienziale, con la disponibilità al trascendente, con il senso del limite e del mistero. Chi non possiede queste attitudini non saprà mai riconoscere un segno, anche se dovesse sbatterci contro; parlerà piuttosto di coincidenze, di singolarità, o semplicemente di suggestione. Il suo cuore resterà chiuso all'esperienza dell'"altrove", chiuso e duro come quello di Faraone.
[...]Quel che la nostra mente analitica ha, in genere, disimparato, è la capacità di vedere le cose nella loro unità e complessità, di vederle a volo d'uccello: vede le singole foglioline, ma non distingue la foresta; ode le singole note, ma non riconosce il concerto. La maggior parte di noi vive con il pilota automatico perennemente inserito: vive, cioè, una vita intera senza chiedersi veramente perché fa determinate cose, o perché incontra determinate cose: bada solo a ottimizzare il rapporto mezzo-fine, a raggiungere il massimo rendimento con il minimo dispendio (come nella catena di montaggio inventata da Henry Ford). Non ci stupiamo più davanti alla bellezza delle cose, alla loro eccezionalità, alla loro unicità; non le vediamo con gli occhi della meraviglia e della gratitudine, ma con quelli della consuetudine e dell'utilitarismo: che è come dire che non le vediamo affatto. In sostanza, viviamo come ciechi che credono di vederci benissimo, e corrono spericolatamente; come dormienti che si credono ben desti, e si aggirano invece, in stato sonnambolico, su cornicioni e su tetti.[...]
Qui noi conosciamo bene le cause dei fenomeni, tuttavia stentiamo a leggervi dei segni, segni che annunciano un disastro imminente.[...]Potremmo continuare, ma una descrizione completa (si fa per dire) dei segni che caratterizzano gli ultimi anni del secondo millennio e questi primi anni del terzo esula dall'orizzonte della nostra presente riflessione. A noi importa, piuttosto, riconoscere che "qualcosa sta accadendo", qualcosa che i mass media hanno deciso d'ignorare o di minimizzare e che la scienza "ufficiale" si volta dall'altra parte per non vedere (e per non dover ammettere che non sa minimamente come spiegarli). Non solo: ma che questo qualcosa non è opera del caso, che non si tratta di mere coincidenze; ma che dall'insieme degli eventi strani e allarmanti di questi nostri tempi si può evincere un disegno complessivo, o se non altro un linguaggio comune. Non possediamo il codice, ma abbiamo buone ragione per riconoscervi un codice, cioè un insieme di simboli significanti. Forse, per tentar di penetrare nel codice, dovremmo spogliarci di alcune presuntuose certezze del logos strumentale e calcolante, della nostra presuntuosa scienza materialista, ed aprirci alla dimensione "altra", al trascendente. Forse, allora, qualche cosa capiremmo. Magari non tutto, ma qualche cosa sì. Per esempio, che stiamo percorrendo, al buio e senza freni, una strada stretta e pericolosa, lanciati a tutta velocità; e, oltre a tutto, con gli occhi bendati. Forse è il caso che ci togliamo la benda e che, per lo meno, rallentiamo un poco; poi, che cominciano a riflettere verso quale meta ci stiamo dirigendo, con quali mezzi, e perché. A quel punto, forse, ma non prima, qualche cosa cominceremo a capire, o almeno a intuire. L'uomo interiore, l'uomo spirituale che ora giace dimenticato e quasi soffocato in fondo a noi stessi, ridestandosi, ci aiuterà a interpretare quei segni.
di Francesco Lamendola
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