Iniziamo con questo articolo la collaborazione con uno dei lettori che ha seguito il percorso di questo Diario. Sintesi illustra lucidamente come anche nel "migliore" degli scenari la situazione fra alcuni anni sara' inaccettabile e invita a una immediata azione.
Questo diario anni fa ha delineato uno
scenario che inizialmente sembrava incredibile ma la cui graduale realizzazione
si va facendo ogni giorno più chiara ed innegabile: quando questo diario parlò
di guerra tra Russia e Stati Uniti, le relazioni diplomatiche tra i due paesi
sembravano tutto sommato solide e molti risero di quelle parole. Cosa ne è oggi
di quelle risate? Nessuno credeva che saremmo arrivati a questo punto di
tensioni, eppure ci siamo arrivati, nondimeno ad oggi pochi ancora pensano che
si potrà andare oltre, che si arriverà alla guerra vera e propria. La maggior
parte delle persone pensano che alla fine il buon senso prevarrà e tutto
tornerà come prima.
Si prende atto che contro ogni previsione si
sia arrivati al punto in cui siamo, ma si fa fatica a credere che il trend
possa continuare fino alle estreme conseguenze. La mente umana è conservativa
per natura e tende a credere di più agli scenari in cui partendo dalla
situazione attuale si proceda senza grosse rotture. Si fatica ad accettare i
cambiamenti e quando è impossibile negarli oltre, ci si fossilizza nella nuova
stabilità pensando che ormai niente potrà più cambiare.
Questo scenario, lo scenario secondo cui la
situazione attuale rimarrà stabile è detto "business as usual", e non
prevede bruschi cambiamenti di rotta o eventi traumatici, solo una lenta
stabilizzazione del sistema sulla base dell' equilibrio attuale.
La potenza mediatica con cui ci viene ripetuto
che questo è il nostro futuro è troppo forte per poterlo ignorare: infatti ce
lo propagandano tutti i giornali e telegiornali ma non solo, anche le nostre
madri, i nostri amici, i nostri datori di lavoro, i nostri partner. Ed
ovviamente tutti si aspettano che noi ci prepariamo a quel solo scenario,
dicendoci che siamo pazzi se crediamo di doverci far trovare pronti ad una
guerra mondiale, ad un collasso economico o ad una disclosure aliena. Se pensi
che ci saranno sviluppi epocali sei un pazzo, come erano pazzi coloro che nel
1938 vedevano nella situazione europea i germi di una nuova guerra. Quindi se
resistiamo a questa pressione mediatica che ci implora di credere alla
stabilità della situazione odierna, i nostri stessi cari, coloro che vorremmo
avvertire e salvare dal disastro imminente ci fanno sentire tutto il loro
biasimo e la loro delusione, fino a farci desistere, e farci pensare che, in
fondo, potrebbero avere ragione loro e che potremmo essere veramente noi quelli
nel torto. A chi di noi non è capitato?
Ma di preciso, cosa prevede questo
"business as usual"? Come sarà il nostro futuro se tutto continuasse
così come è, senza gravi scossoni sulla linea temporale, come media e familiari
ci dicono?
E' probabile che la generazione che va dal
1980 in poi non possa andare in pensione prima dei 75 anni (http://www.lastampa.it/2016/04/19/economia/boeri-la-generazione-rischia-di-andare-in-pensione-a-anni-jMLgvDfe1iooNPhkYqZd8J/pagina.html),
e dovrà mantenere il proprio posto di lavoro fino a quell' età privata di leggi
che la tutelino contro il licenziamento (abolizione dell' articolo 18),
riuscendo a non calare in produttività rispetto ai giovani disoccupati che ad
oggi si attestano quasi al 40%, in aumento ovviamente (http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/08/31/lavoro-a-luglio-la-disoccupazione-giovanile-e-salita-di-2-punti-al-392-occupati-giu-dello-03/3004949/),
se con l'età i riflessi non saranno più gli stessi si potrà essere licenziati e
rimpiazzati con lavoratori più giovani e forti, in un paese che ha perso il 25%
della sua capacità industriale dal fallimento della Lehman Brothers ad oggi,
con conseguente chiusura di aziende e posti di lavoro (http://www.repubblica.it/economia/2014/07/06/news/crisi_produzione_industriale-90869726/),
il tutto mentre non accenna a sgonfiarsi la crisi dei migranti, in maggioranza
uomini muscolosi in età militare, che arrivano ogni giorno a migliaia sulle
nostre coste, senza che nessuno pensi a come fare, qua o in Africa, per fermare
il fenomeno. Chi non sarà così fortunato da riuscire in queste condizioni a
mantenere il posto di lavoro fino ai fatidici 75 anni, ma lo perdesse dopo i 40
potrebbe non trovarlo più, e finire nelle mense per poveri, come già sta
succedendo (http://www.lastampa.it/2015/10/17/italia/cronache/sempre-pi-italiani-maschi-giovani-i-nuovi-poveri-ditalia-secondo-la-caritas-crxQkbpPJ9iAGHnAAddIuO/pagina.html).
Nel frattempo aumentano i ticket sulla sanità (http://www.rifday.it/2016/03/30/corte-dei-conti-aumenta-peso-dei-ticket-sui-farmaci/),
e si procede a privatizzare settori essenziali come acqua e poste.
Per fortuna abbiamo una classe dirigente
saggia che fa tutto questo per noi, così ripianerà il debito pubblico in modo
da garantirci un futuro libero e prospero. Intatti questi sono i risultati: http://finanzanostop.finanza.com/2016/03/16/ecco-i-dati-del-debito-pubblico/.
Il debito pubblico cresce e nessuna politica adottata è riuscita ad invertire
il trend. Se a giro per l' Europa è stato eletto un partito il cui programma
era quello di invertire le folli politiche di austerità liberista, ovunque
questo partito è stato ricondotto a "più miti consigli", vedi il caso
greco http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2016-09-28/atene-approva-privatizzazione-municipalizzate-acqua-e-gas-120153.shtml?uuid=ADORNUSB,
a dismostrazione che non vi è una via politica all' uscita da questa
situazione.
Questo scenario non è lontano nel tempo:
questo scenario è adesso. Già adesso tutti i nuovi contratti di assunzione non
prevedono una protezione contro il licenziamento, e già adesso chiunque perda
il lavoro dopo una certa età molto difficilmente riesce a ritrovarlo. Già
adesso un numero sempre crescente di italiani, di europei, si trova senza
reddito e senza la prospettiva di raggiungere una qualche forma di pensione o
sussidio, mentre proprio adesso, mentre leggete, piccole e medie aziende
chiudono i battenti lasciando a casa i lavoratori. Chi ha il mutuo perderà la
casa, chi è in affitto sarà sbattuto per strada, mentre ogni giorno migliaia di
immigrati sbarcano sulle nostre coste, dividendosi tra chi finisce tra le braccia
del crimine più organizzato e chi invece si trova un welfare che per gli
autoctoni è negato, andando così in entrambi i casi a soffiare nelle vele del
malcontento e portando così consensi e voti a partiti di estrema destra che
sono in crescita ovunque. E' la ricetta perfetta per lo scoppio di una guerra
civile.
Questo è lo scenario che andremo a vivere se
il tanto temuto collasso non avverrà; lo scenario tanto tranquillizzante a cui
i nostri cari ci pregano di credere, perché giornali e telegiornali non fanno
che dire che nessun altro scenario è possibile, non è poi così tanto
tranquillizzante, anzi, somiglia in tutto e per tutto ad un collasso differito
nel tempo anziché subitaneo, un lento svenamento prima del colpo di grazia.
Questo scenario è fatto di tanti piccoli
collassi personali, di tante famiglie che vanno in bancarotta una alla volta,
di tanti suicidi, di tanti bambini portati via dai servizi sociali, di tante
dignità rubate. E non è situato chissà quando nel tempo: l' azienda per cui voi
lavorate, l'azienda per cui io lavoro, potrebbe decidere di lasciarvi a casa
domani, o potrebbe direttamente chiudere. E' bastato il fallimento di una
singola banca che nessuno di noi aveva mai sentito nominare per scatenare una
crisi che dopo 8 anni non è ancora finita, chi può dire quando avverrà il
prossimo colpo? Chi può dire quando sarà troppo tardi per ognuno di noi per
fare qualcosa? Quando sarà il momento giusto per abbandonare la nave che
affonda? E' oggi, sarà domani, o era ieri? Che senso ha investire su un futuro
che di sicuro non ci permetterà di vivere una vecchiaia serena, che non darà
alcuna speranza ai nostri figli e nipoti?
La cosa che fa più paura a me è questa: lavoro
in fabbrica, faccio turni di giorno e turni di notte, sollevo pesi, sforzo la
schiena. Pensate che i miei datori di lavoro potranno tenermi a svolgere queste
mansioni quando avrò 68-70 anni, potendomi comunque licenziare in ogni momento
senza nemmeno dover inventare un motivo moralmente accettabile? E quando finirò
per strada, non essendo riuscito nemmeno a comprare una casa, e non avrò più
uno stipendio, magari con dei figli che nel frattempo saranno messi ancora
peggio di come lo sono io adesso, cosa farò? Incolperò me stesso e mi
impiccherò? E' saggio continuare questa vita senza prepararsi, senza uscire da
questo schema perverso? A che serve vivere così? A voi soddisfa non vivere ma
continuamente sopravvivere?
POSTO CHE CHI SCRIVE E' PIENAMENTE CONVINTO
CHE IL COLLASSO E LA GUERRA SIANO ORMAI INEVITABILI (e per quanto possa sembrare
strano forse è proprio questo che mi da la forza di andare avanti), ciò che mi
preme è semplicemente far capire che se anche questo non si verificasse in modo
traumatico, la sostanza delle cose non cambierebbe minimamente.
Questo tipo di scenario richiede la stessa
preparazione che quello di un collasso imminente della civiltà capitalista e
dello stile di vita occidentale, oppure dell' eventualità (che dire
"innegabile" è il meno che si possa fare) di una guerra mondiale.
Se vogliamo fare felici i nostri cari, fare
ciò che ci chiedono, dobbiamo dargli ascolto stavolta. Se hanno ragione loro,
se la guerra ed il collasso non si verificheranno, se le cose continueranno
come stanno andando, dobbiamo prepararci. E la preparazione è la stessa che
serve in caso di guerra e collasso. Identica.
Ed occorre farlo adesso, perché il collasso
personale di ognuno di noi, il nostro licenziamento o la chiusura della nostra
azienda potrebbe arrivare domani stesso, potrebbe arrivare prima ancora del
collasso collettivo. E senza il "mal comune mezzo gaudio" potrebbe
essere anche più doloroso.
Servirà capire che il lavoro che abbiamo avuto
fino ad adesso non sarà eterno, e che la pensione non è una meta realistica, ma
servirà capire anche che un individuo solo, o un nucleo familiare solo, non può
sopravvivere: questa crisi è figlia del pensiero individualista e non sarà il
pensiero individualista a salvare le persone. Servirà allontanarsi dalle città
ed andare dove la terra può sostenerci in caso di perdita di lavoro. Servirà
riscoprire il concetto di comunità, ma anche essere pronti alla difesa della
stessa, perché crimine e violenza sono le naturali conseguenze di insicurezza
sociale e disoccupazione, specialmente nelle città.
E serve soprattutto capire che questo lavoro
non si può fare in due giorni.
Quindi servirà lo stesso lavoro di
preparazione fisico, mentale e spirituale che serve per prepararci allo
scenario della guerra e del collasso, con la differenza che se tutti possiamo
alzare le spalle di fronte alla possibilità di una guerra nucleare dicendo
"tanto io non ci posso fare niente", di fronte ad uno scenario di
questo genere questo alibi non esiste. Esiste però la stessa urgenza, perché
basta una banca che fallisce un oceano più in là, ed un altro 25% della
capacità industriale del nostro paese potrebbe evaporare in un anno.
Serve trovare persone che vedono questo
scenario (e sono più di quelle che accettano l'imminenza, ogni giorno più
chiara e vicina, di una guerra mondiale) come lo vediamo noi, e serve
organizzarci in gruppo per farci trovare preparati al meglio alle sfide che ci
attendono. Lo dobbiamo ai nostri cari: se loro ci hanno convinti che non sta
succedendo niente, quel niente è tale e quale allo scenario di collasso di cui
noi siamo invece certi.
E quindi dobbiamo organizzarci, ora.
Se non vogliamo farlo per l'eventualità di una
guerra mondiale facciamolo per la certezza di un welfare che si sta
sgretolando, ma facciamolo, e facciamolo adesso.
E ora la "buona" notizia: a meno che non abbiate 73 anni adesso, non finirete senza pensione ad elemosinare un pasto alla caritas a 75 anni, perché ciò è solo nell'eventualità che una guerra o un collasso sistemico non si verifichino. Purtroppo o per fortuna questi invece si verificheranno, si stanno già dipanando irrimediabilmente nel nostro futuro, a tappe talmente forzate che il più inveterato catastrofista non avrebbe potuto immaginare di meglio.
E ora la "buona" notizia: a meno che non abbiate 73 anni adesso, non finirete senza pensione ad elemosinare un pasto alla caritas a 75 anni, perché ciò è solo nell'eventualità che una guerra o un collasso sistemico non si verifichino. Purtroppo o per fortuna questi invece si verificheranno, si stanno già dipanando irrimediabilmente nel nostro futuro, a tappe talmente forzate che il più inveterato catastrofista non avrebbe potuto immaginare di meglio.
Questo articolo non è scritto per far vedere
questo processo a chi ancora si rifiuta di farlo, ma già tutti sappiamo che
governi più lungimiranti del nostro stanno già preparando la popolazione: http://www.corriere.it/esteri/16_agosto_24/allarme-terrorismo-guerra-ibrida-germania-ci-si-prepara-peggio-4c681c92-696e-11e6-8470-1b8893e36b4b.shtml
I modi per prepararci possono essere
molteplici e vanno dal preparare uno zaino di sopravvivenza ed alcune scorte di
cibo ed acqua (che è quello che il governo tedesco consiglia al suo popolo: non
è abbastanza, ma sicuramente è meglio di niente), alla creazione di una
comunità del tutto autosufficiente. Ogni passo è migliore del passo precedente
e qualunque sia la strategia usata deve essere iniziata in tempi brevi, dove
ogni step sarà la base per quello successivo. Esistono comunità che possono
aiutare in tutti questi passi, da http://freedomcells.coeo.cc, a cui per adesso
manca una vera presenza italiana (cosa a cui possiamo rimediare collettivamente
noi lettori di questo diario), fino alle varie reti di ecovillaggi. Per chi
fosse interessato, io che scrivo ho un piccolo gruppo di persone interessate ad
un progetto di creazione di un ecovillaggio nel centro Italia (zona appennino
tosco-emiliano), basato sulla consapevolezza che il tempo della Grazia è finito
e quello della Severità sta per arrivare, con tutto ciò che ne consegue in
fatto di disciplina interiore ed esteriore. Perché ciò sia realizzabile abbiamo
bisogno di altri membri e se qualcuno fosse interessato, vi prego di
contattarmi tramite il form del blog o lasciando un contatto nei commenti. Chi
non fosse interessato al mio progetto nello specifico ma vuole comunque
scambiare esperienze e consigli è comunque benvenuto e comunque caldamente
invitato a fare qualcosa, partendo dal più piccolo ed immediato dei passi, fin
dove gli è possibile. Ed iniziare adesso, dato che i tamburi della guerra
suonano ogni giorno più forte.
Corvo lo ha fatto. Io ci sto provando, seppur
in colpevole ritardo. E voi, vi farete trovare soli e del tutto impreparati?