Caro Diario,
pubblichiamo un importante articolo a cura di Cesare Corda uscito su SakerItalia.it. In un momento di stupidita' generale un poco di geopolitica fa bene alla salute. Chiaramente l'aspetto Ontopolitico manca, eppure la proposta che il "Populismo" si debba alleare con i Russi, che la rivolta dei gilet gialli, prima o poi invochi i Russi come salvatori viene formulata chiaramente. Sono eventi che abbiamo previsto da quasi un decennio e che diventato piu' reali ogni giorno che passa.
Il declino del nostro Paese, accentuatosi con l’adozione dell’Euro, ha radici molto lontane nella nostra Storia. Dalle guerre tra Longobardi e Franchi fino al nuovo Governo giallo-verde: considerazioni sulla collocazione geopolitica dell’Italia in Europa e nel Mediterraneo e sui suoi rapporti con vicini spesso poco leali.
Tutto va, tutto torna indietro; eternamente gira la ruota dell’essere. Tutto muore, tutto torna a fiorire, eternamente corre l’anno dell’essere. Tutto crolla, tutto viene di nuovo connesso; eternamente l’essere si costruisce la medesima abitazione. Tutto si diparte, tutto torna a salutarsi; eternamente fedele a se stesso rimane l’anello dell’essere. In ogni attimo comincia l’essere; attorno ad ogni “qui” ruota la sfera del “là”. Il centro è dappertutto. Ricurvo è il sentiero dell’eternità. [1]
l 25 Dicembre 800 d.C., nella Basilica di San Pietro (nota anche come Basilica di Costantino), a Roma, Papa Leone III incoronò Carlo Magno Imperatore del Sacro Romano Impero.
O almeno così ci raccontano.
In realtà il titolo di Imperatore in Occidente non era stato mai più usato dalla deposizione di Romolo Augustolo da parte di Odoacre, nel 476 d.C. [2]
Da allora l’unico Imperatore d’Oriente e d’Occidente risiedeva a Costantinopoli e, ovviamente, nessun riconoscimento alla validità del titolo di Imperatore del Sacro Romano Impero pervenne mai da parte del solo Imperatore legittimo.
Ci sarebbe da aggiungere che il Papa stesso originariamente non era dotato di nessun primato, se non quello autoattribuitosi, visto che l’organizzazione antica della Chiesa prevedeva che il governo della Cristianità fosse affidato congiuntamente a cinque sedi episcopali diverse: Alessandria, Antiochia, Costantinopoli, Gerusalemme e Roma. Anche in questo caso gli altri quattro Vescovi non riconobbero mai il primato del Vescovo di Roma, fino all’inevitabile Grande Scisma del 1054. [3]
Si trattò dunque a tutti gli effetti dell’incoronazione di un Imperatore abusivo da parte di un Papa abusivo.
Nonostante ciò cambiò per sempre la nostra Storia.
LE ORIGINI STORICHE DEL NOSTRO ISOLAMENTO
Abbiamo voluto fare partire il processo di marginalizzazione dell’Italia nell’ambito di un “Occidente” al quale storicamente non era mai appartenuta e del quale era inevitabilmente destinata a restare periferia dalla data della consacrazione definitiva dell’Impero Carolingio.
Sarebbe stato possibile scegliere un’altra data. La stessa divisione dell’Impero Romano tra Occidente e Oriente nel 395 d.C., alla morte di Teodosio I [4], oppure addirittura la Battaglia della foresta di Teutoburgo[5] nel 9 d.C. che, con il suo esito disastroso, condizionò tutta la futura storia dell’Impero Romano e dell’Europa.
Ma l’affermazione dei Franchi prima in Gallia e poi anche in Italia per noi ebbe un triplice effetto negativo.
Distrusse il Regno dei Longobardi (ai tempi assai più civile ed evoluto del Regno dei Franchi stesso), che avrebbe potuto completare l’Unità d’Italia con più di un Millennio d’anticipo.
Consolidò la presenza e le rivendicazioni del Papa (Vescovo di Roma) nel centro della Penisola Italiana: da allora il Papato, sempre per un Millennio, pur troppo debole per realizzare l’unità della Penisola, fu comunque in grado di giocare i vari Stati Italiani l’uno contro l’altro, o di invocare l’intervento straniero contro quello Stato che si stava affermando, contribuendo fatalmente a mantenere l’Italia divisa.
Ci separò infine dai nostri vicini Orientali, i “Romei” [6] (ovvero “Romani”, che poi noi avremmo iniziato a chiamare, con voluto equivoco, “Bizantini”) con i quali avevamo molte più affinità storiche e culturali rispetto a quelle che ci accumunavano a Franchi, Bavari, Sassoni e Burgundi, fino a far diventare i Romani d’Oriente per noi (e noi per loro) prima parenti lontani e poi addirittura estranei e concorrenti.
La Storia dell’Italia degli ultimi mille e duecento anni, letta in questa prospettiva, può essere dunque vista come la storia di una Nazione che si è trovata ingabbiata suo malgrado in un contesto geopolitico che non le era e non le è congeniale e che, dall’Impero Carolingio e dal Sacro Romano Impero Germanico fino all’esperienza Napoleonica, all’Impero Asburgico e alla attuale Unione Europea, la ha sempre marginalizzata e mortificata, piegandola agli interessi di forti e prepotenti vicini che hanno sempre avuto la tendenza a considerare l’Italia solamente un’espressione geografica [7], o poco più.
L’orizzonte di un Civis Romanus del III secolo d.C. corrispondeva a quello di una civiltà che comprendeva tutto il bacino del Mediterraneo e il vicino Oriente, fino ai confini della Persia.
L’unità di questo continuum spaziale e culturale fu dapprima spezzata dalle Invasioni Barbariche e dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente e infine liquidata dalla conquista Araba del VII secolo, che provocò la perdita definitiva di due delle tre sponde del Mediterraneo: quella Asiatica e quella Africana.
Anche nei territori scampati all’espansione dei Califfati l’unità venne a mancare proprio a causa dello Scisma menzionato precedentemente, dove alla rottura politica tra Latini e Greci seguì quella religiosa, fino ad uno degli episodi più vergognosi e disonorevoli della nostra Storia: l’abbattimento dell’Impero Romano (d’Oriente) durante la Quarta Crociata. [8]
L’esito di questi eventi storici fece sì che l’Italia venne a trovarsi in una condizione assai scomoda: sradicata dal suo contesto mediterraneo ed essa stessa divisa tra un Nord attirato nell’orbita di un Impero (Carolingio e poi Germanico) tanto illegittimo quanto proteso verso spazi divergenti rispetto a quelli di nostro interesse, ed un Sud che invece conservava la propria vocazione mediterranea, bizantina, araba, normanna, angioina o aragonese che fosse, ma in uno stato di crescente isolamento.
SI SPEGNE LA LUCE SULL’ITALIA
Ciononostante va notato che, tutte le volte che l’Italia, o alcune parti di essa, ritrovarono nei Secoli successivi almeno qualche riflesso dell’antico splendore, fu sempre e unicamente nella vecchia sfera di interessi meditarranea.
Così fu per le gloriose Repubbliche Marinare, che colonizzarono o fecero propri empori di tutti i porti del Mediterraneo, da Gibilterra e Algeri fino a Giaffa e S. Giovanni d’Acri, a Caffa e ad Azov, ma che quasi mai[9], spinsero il proprio sguardo (e le proprie galee) oltre le Colonne d’Ercole.
Prettamente Italiana fu la politica del più grande interprete del Rinascimento, Lorenzo il Magnifico, Ago della Bilancia delle Signorie Italiane al loro massimo apogeo, poco prima che iniziassero a perdere il loro potere a favore dello straniero.
E sempre Italiani, mediterranei e orientali furono gli orizzonti della Repubblica di Venezia, unico stato Italiano, oltre al Ducato di Savoia, a conservare sempre la propria indipendenza, addirittura per oltre un Millennio, prima che Napoleone la barattasse con gli Asburgo.
Anche ad Unità avvenuta, il Regno d’Italia, nel suo breve periodo di indipendenza politica (dalla proclamazione nel 1861 fino all’inizio della occupazione militare americana della penisola nel 1943), vide nel bacino del Mediterraneo e nel Vicino Oriente la naturale area di espansione politica e di interesse economico prevalente.
Nel Dopoguerra l’Italia perse la propria indipendenza politica eppure, anche nella seconda metà del XX Secolo, almeno fino alla firma del trattato di Maastricht e al contestuale golpe di Mani Pulite che ci trasformarono definitivamente da uno Stato a sovranità limitata ad un’ entità politica senza alcuna sovranità, gli statisti e gli industriali la cui visione politica fu più lucida, da Enrico Mattei fino a Bettino Craxi, ebbero sempre ben presente la collocazione geopolitica naturale dell’Italia. E, proprio per questo, tante volte ne pagarono care le conseguenze.
COSÌ PARLÒ ZARATHUSTRA
Questo lungo excursus storico non deve trarre in inganno. Non si tratta semplicemente di un tema dedicato agli appassionati della materia. La Storia si ripete.
Se anche la Storia non dovesse seguire un percorso perfettamente circolare, come predica la cosmologia taoista sulla base del concetto dello yin e dello yang, come sostengono anche quasi tutte le altre religioni orientali nella loro concezione ciclica dell’esistenza, e come ipotizza Nietzsche nella teoria dell’Eterno Ritorno citata all’inizio di questo pezzo, sicuramente non ha uno sviluppo lineare, come insegnano nell’Occidente ossessionato dal falso mito del progresso.
Magari il paragone più calzante è quello con una spirale tridimensionale, dove tutto quello che è successo nel passato si ripete e si perpetua nel futuro, seppur su piani diversi.
Questo per spiegare che le lezioni del passato vanno sempre tenute bene a mente quando si cerca di capire il presente e di prevedere il futuro.
Il 3 Ottobre 1990 la Germania Occidentale, annettendosi di fatto la Germania Orientale [10], realizzò la riunificazione tedesca.
Sarebbe sbagliato osservare questo evento in modo separato dagli altri, senza analizzarlo nel quadro dei fatti che lo hanno preceduto e che lo hanno seguito negli stessi anni.
Al ricompattamento dello spazio germanico seguirono immediatamente la frammentazione di quello balcanico (progressiva disgregazione della Jugoslavia tra il 1991 e il 1999) , e di quello dell’Europa Orientale (dissoluzione dell’URSS, 1991, e della Cecoslovacchia, 1992) e forti spinte secessioniste nella stessa Italia (dove l’anima separatista della Lega Nord non fu mai tanto forte come negli Anni Novanta).
Vale la pena di soffermarsi sul ruolo attivo, e sotto tutti i punti di vista esecrabile, che la Germania stessa ebbe nei processi di smembramento della Jugoslavia e dell’URSS, con l’appoggio (e addirittura lo stimolo) alle spinte secessioniste in Slovenia, Croazia e Paesi Baltici.
Ancora nel 2014 la Germania di Angela Merkel [11] sostenne e aiutò le fazioni neo-naziste e banderiste Ucraine responsabili del colpo di stato cosiddetto di Maidan e della successiva sanguinosa Guerra Civile nell’Est del Paese.
È bastato dunque un solo Secolo (1914 – 2014) e la Storia ha compiuto un giro completo, per ritrovarsi al punto di partenza.
Si potrebbe convenire che siamo in presenza di leggi immutabili della Fisica applicabili ai percorsi tortuosi e incostanti della Storia e alla Politica: da sempre uno spazio geopolitico Tedesco forte e unito agisce come un magnete e attira verso di sè le regioni storicamente ad esso più prossime (Slovenia, Croazia, Boemia, Galizia, Paesi Baltici) dei Paesi vicini, provocando la loro disgregazione.
Così fu ai tempi del Sacro Romano Impero Germanico. Così fu ai tempi della Monarchia Asburgica. Così è oggi nell’epoca dell’Unione Europea (o sarebbe meglio chiamarla Unione Euro-Germanica?)
Penso che sia anche superfluo aggiungere quali pericoli per noi comporti questa situazione, visto che tra le regioni storicamente a rischio di vassallaggio rispetto ad un forte nucleo teutonico egemone è sempre figurato anche il Nord della nostra Penisola.
E COSÌ PARLÒ HELMUT KOHL
In politica è importante aver sempre ben chiaro chi sono gli amici e chi sono i nemici.
È vero che la tattica politica può prevedere anche momentanei giri di valzer [12], aggiustamenti temporanei delle alleanze e delle rivalità dettati dal pragmatismo e dalla realpolitik.
Ma è altrettanto vero che la strategia politica nel lungo periodo non può prescindere da precisi equilibri pressochè immutabili nel tempo, causati dalla condivisione forzata di determinati spazi, dalla divergenza insanabile di alcuni interessi primari, dalla stessa antropologia politica dei Popoli.
Ecco, da tale punto di vista Tedeschi e Francesi per noi Italiani sono antropologicamente nemici.
Non solo ci hanno invasi, occupati e schiacciati per oltre mille anni, a partire dal 754 d.C. [13], ma continuano a farlo tuttora.
Secondo la precisa ricostruzione di Nino Galloni [14], Helmut Kohl, che come abbiamo visto fu tra i responsabili della disgregazione della Jugoslavia e della penetrazione politica e commerciale della Germania unita nei territori ex-Sovietici, al momento di accettare la sostituzione del Marco Tedesco con l’Euro, si accordò con François Mitterrand per procedere alla deindustrializzazione dell’Italia, ai tempi concorrente sommamente temuta dal settore manifatturiero tedesco.
Ovviamente Kohl e Mitterrand da soli non sarebbero potuti riuscire nel loro intento, se non avessero trovato un’attiva collaborazione da una parte dei governanti Italiani di allora e degli anni successivi.
Ho già trattato in modo particolareggiato quella fase oscura della Storia della nostra Repubblica nel mio precedente pezzo “L’Italia tradita” [15]. Il risultato fu lo smantellamento e la svendita (attraverso privatizzazioni fraudolente e scandalose) di tutto l’allora fiorente settore industriale pubblico Italiano e il progressivo, deliberato, indebolimento dei nostri distretti industriali di piccola e media impresa privata.
Il più grande problema dell’Italia, e soprattutto dei suoi governanti, è quello che da troppo tempo non riusciamo, o più probabilmente non vogliamo, capire chi siano i nostri veri nemici. Anzi ci andiamo regolarmente a letto insieme.
Come ricordò il Professor Paolo Savona, attirandosi il rancore delle autorità tedesche (nonchè dei loro fedeli portavoce in Italia che, nel maggio 2018, ne hanno impedito l’incarico a Ministro dell’Economia) la UE sta realizzando oggi il piano che fu di Walther Funk, Ministro per gli affari economici della Germania Nazista dal 1937 al 1945 [16]. Tale piano prevedeva la deindustrializzazione di tutte le “periferie” Europee e la concentrazione dei distretti industriali nella sola Germania. Gli altri Paesi Europei, dediti all’agricoltura e serbatoi di forza lavoro, avrebbero dovuto essere legati alla locomotiva tedesca attraverso una moneta unica.
È proprio quello che sta accadendo. Ma l’Italia assiste impotente, per non dire complice, alla realizzazione di tale programma.
Sono innumerevoli gli altri casi in cui i nostri Governi (specialmente i Governi a guida PD, che si sono sempre distinti per la totale indifferenza verso gli interessi Nazionali, asserviti sempre a quelli dei nostri vicini) hanno deliberatamente agito a danno del nostro Paese.
A titolo di esempio basta citarne alcuni: dai vergognosi bombardamenti alla Jugoslavia nel 1999 a quelli altrettanto folli alla Libia del 2011, dalla riduzione alla fame del Popolo Greco (per salvare le banche francesi e tedesche) alle controproducenti sanzioni alla Russia [17], dalla assurda rinuncia al South Stream, fino al grottesco Caso Regeni.
In tutti questi casi, e in tanti altri analoghi, nell’interesse di chi hanno agito in nostri politici?
L’ITALIA NELLA UE: UNA SCELTA CONTRO NATURA
Alla luce di tutto ciò c’è da chiedersi se sia possibile la convivenza dell’Italia in una stessa Unione Europea con un Paese, la Germania (il nostro principale Avversario Economico), che non esita a riutilizzare un progetto nazista di deidustrializzazione e asservimento dei propri vicini.
C’è da chiedersi altresì se sia possibile la convivenza in una stessa Unione Europea con un altro Paese, la Francia (il nostro principale Avversario Politico e in questa fase anche Militare, seppur per interposta persona), che non si fa scrupoli a scatenare guerre come quella in Libia e ad armare fazioni nel proprio interesse a danno dell’interesse degli altri partners dell’Unione. [18]
Senza dimenticare neanche che da oltre 70 anni perdura l’occupazione militare del nostro Paese da parte dei cosiddetti “liberatori” americani.
In questo modo l’Italia è doppiamente penalizzata dal punto di vista geopolitico: in primo luogo in quanto propaggine occidentale di un Impero Atlantico a guida USA e in secondo luogo in quanto periferia meridionale marginalizzata e deindustrializzata dell’Unione Europea.
Il prezzo da pagare a questa doppia occupazione è salatissimo: da quando abbiamo aderito alla Moneta Unica abbiamo perso, in termini relativi, un quarto del nostro PIL [19]; il numero di persone che si trovano in stato di povertà è raddoppiato [20], le privatizzazioni selvagge hanno sottratto allo Stato settori industriali di primaria importanza con un peggioramento del servizio a fronte di costi sempre più alti per gli utenti, circa 200.000 aziende hanno dovuto chiudere, i principali brand italiani sono caduti in mano straniera.
Oltre a tutto ciò, il dato forse più indicativo riguardo allo stato di salute di un popolo è il suo tasso di natalità. Dalla firma del Trattato di Maastricht ad oggi la natalità in Italia è crollata. [21] Il Popolo Italiano si sta estinguendo, sostituito da ondate di “migranti” che, nell’ideologia della UE, rappresentano lo strumento ideale per la sostituzione etnica in atto nel nostro Continente.
IL QUADRO STRATEGICO ITALIANO OGGI
In questa situazione, ormai largamente compromessa, alcuni mesi fa è salito al potere in Italia il cosiddetto Governo Giallo-Verde, apparentemente di forte rottura rispetto ai precedenti esecutivi a guida PD o Forza Italia, da sempre proni ad ogni tipo di soppruso della UE nei confronti degli interessi del nostro Paese e del nostro Popolo.
Sarebbe ingenuo pensare che determinati fatti accadano per caso, e che i vertici della Lega e del Movimento Cinque Stelle abbiano deciso di fare la guerra all’Europa senza avere forti coperture e alleanze internazionali.
In realtà l’attività del nuovo Governo Italiano va inquadrata in una serie di smottamenti internazionali di ben maggior portata che vedono determinati ambienti atlantici sempre più insofferenti verso il consolidarsi di un’Europa a guida Franco-Tedesca.
L’Italia in questa fase è dunque semplicemente usata come grimaldello dagli USA di Trump per scardinare un certo ordine Europeo che non va più a genio agli ambienti che hanno favorito l’ascesa del tycoon alla Casa Bianca.
A questo punto sorge spontanea una domanda.
All’Italia conviene fare fronte comune con gli altri Paesi Europei (Germania e Francia in particolare, per intendersi) contro le ingerenze di una Potenza non Europea?
Oppure è preferibile farsi usare (e potenzialmente anche scaricare o barattare, quando ciò dovesse risultare più conveniente) come un semplice oggetto di politica internazionale da tale Potenza non Europea risoluta a regolare gli equilibri interni del nostro Continente?
Per chi abbia seguito e condivida l’analisi portata avanti fino ad ora, la prima opzione non può neanche essere presa in considerazione. Storicamente è dimostrato che nessuna convivenza pacifica e di mutuo beneficio è possibile con Paesi come la Germania e la Francia, che da sempre mirano all’indebolimento politico ed economico dell’Italia, quando non anche allo smembramento della Penisola.
Però, sebbene in una prospettiva prettamente tattica e di breve periodo qualcuno potrebbe essere portato ad affermare che tra i due mali il male minore sia forse quello allinearsi alle posizioni USA (storicamente la dominazione anglo-americana per noi si è dimostrata più lieve di quella tedesca o francese), anche la scelta di questa seconda opzione sarebbe un tragico errore. Sempre di vassallaggio si tratta.
TUTTO GIRA, TUTTO TORNA
In realtà nessuna delle due subordinazioni, nè quella sotto gli anglo-americani, nè quella sotto i franco-tedeschi, è accettabile.
Memori degli insegnamenti che la nostra Storia ci offre, dobbiamo essere consci del fatto che invocare l’aiuto di uno straniero per cacciarne un altro non è mai una decisione saggia e che per noi Italiani la collocazione in questo Occidente e in questa Europa è innaturale, dannosa e potenzialmente letale per la stessa sopravvivenza della Nazone Italiana.
La UE a guida franco-tedesca, discendente diretta dell’Impero Carolingio, del Sacro Romano Impero Germanico, dell’Impero Asburgico e, per alcuni versi, persino del Terzo Reich, è per noi inaccettabile.
E altrettanto inaccettabile è continuare ad essere una Colonia lontana e marginale di un’Impero Atlantico capitalista e guerrafondaio che ha i suoi centri di potere al dilà dell’Oceano.
L’Italia non ha altra scelta che non sia quella di tornare a guardare al suo contesto naturale Mediterraneo e di lavorare per organizzare un blocco di Paesi dell’Europa del Sud che comprenda Portogallo, Spagna, gli Stati nati dalla ex Jugoslavia, Grecia, Bulgaria e Romania (tutte Nazioni accumunate dal fatto che la UE tende ad impoverirle e svuotarle di ogni residuo simulacro di sovranità).
Un blocco che abbia il peso specifico sufficiente per trattare in modo paritario con le altre realtà Europee e Mondiali, che sia aperto alla collaborazione tattica con il Gruppo di Visegrád [22] e che si adoperi attivamente per la risoluzione pacifica dei conflitti criminalmente fatti esplodere lungo la sponda meridionale e la sponda orientale del Mediterraneo (Libia e Siria) nell’ottica di rinnovare un rapporto preferenziale con tali Paesi e con tutta l’area geopolitica alla quale appartengono.
Soprattutto un blocco che guardi alla Russia e al Mondo Russo (“Русский мир”), agli eredi politici e spirituali di quei “Romei” [23] dai quali ci separammo mille anni fa, come ad un potenziale alleato geopolitico di lungo periodo.
Questa UE è arrivata al capolinea. I fatti di questi giorni a Parigi ne danno l’ennesima conferma. (E sicuramente neanche la rivolta dei gilet gialli si è sviluppata motu proprio.)
Il futuro che aspetta le Nazioni Europee che rinasceranno (se rinasceranno) dalle rovine della UE in un contesto geopolitico completamente diverso da quello attuale (il “Secolo Cinese” è già cominciato) è quantomai incerto.
Meglio farci trovare pronti e con le idee chiare su quale sarà il quadro strategico da affrontare, quale il percorso da seguire e quali le alleanze preferenziali da stringere [24].
Nella Storia tutto va e tutto torna indietro, eternamente. La ruota della Storia avrà fatto un nuovo giro completo solo quando avremo ritrovato la nostra collocazione naturale e ripreso possesso della nostra sovranità.
Note:
[1] <<Alles geht, Alles kommt zurück; ewig rollt das Rad des Seins. Alles stirbt, Alles blüht wieder auf, ewig läuft das Jahr des Seins.
Alles bricht, Alles wird neu gefügt; ewig baut sich das gleiche Haus des Seins. Alles scheidet, Alles grüsst sich wieder; ewig bleibt sich treu der Ring des Seins.
In jedem Nu beginnt das Sein; um jedes Hier rollt sich die Kugel Dort. Die Mitte ist überall. Krumm ist der Pfad der Ewigkeit.>> (“Also sprach Zarathustra. Ein Buch für Alle und Keinen” – “Così parlò Zarathustra. Un libro per tutti e per nessuno”, Friedrich Nietzsche, 1883-1885)
Alles bricht, Alles wird neu gefügt; ewig baut sich das gleiche Haus des Seins. Alles scheidet, Alles grüsst sich wieder; ewig bleibt sich treu der Ring des Seins.
In jedem Nu beginnt das Sein; um jedes Hier rollt sich die Kugel Dort. Die Mitte ist überall. Krumm ist der Pfad der Ewigkeit.>> (“Also sprach Zarathustra. Ein Buch für Alle und Keinen” – “Così parlò Zarathustra. Un libro per tutti e per nessuno”, Friedrich Nietzsche, 1883-1885)
[2] Odoacre, Re degli Eruli, quando assunse il potere in Italia, invece di nominare un Imperatore fantoccio, come avevano fatto prima di lui Ricimero e Gundobado (anche loro generali germanici), decise di inviare le insegne imperiali all’Imperatore di Oriente Zenone. Ebbe così fine l’Impero Romano d’Occidente.
[3] “Scisma d’Oriente” secondo la storiografia occidentale, “Scisma d’Occidente” o “Scisma dei Latini” secondo la storiografia orientale.
[4] Alla morte di Teodosio I, il 17 Gennaio 395 d.C., l’Impero Romano fu diviso tra i suoi due figli. Il primogenito Arcadio ottenne l’Impero Romano d’Oriente, la parte più ricca ed evoluta, mentre il secondogenito Onorio ereditò l’Impero Romano d’Occidente. L’Impero Romano d’Oriente sarebbe durato ancora più di 1000 anni, quello d’Occidente meno di 100 anni.
[5] Nell Settembre dell’anno 9 d.C. 15.000 legionari Romani e 5.000 ausiliari (3 Legioni in tutto), sotto il comando di Publio Quintilio Varo, si spinsero nella foresta di Teutoburgo, in una terribile trappola tesa dal Germano Arminio, che risultarà per loro fatale. Si trattò di una delle battaglie più importanti della Storia Umana, e che ne condizionò i destini futuri. L’Impero Romano, dopo la terribile sconfitta, consolidò il proprio confine sul Reno, rinunciando ad espandersi nei territori dei Germani e ad accorciare e mettere in sicuro il confine fino alla Vistola. In questo modo le provincie occidentali dell’Impero rimasero strategicamente vulnerabili (a differenza di quelle orientali, più ricche, popolate ed evolute, e protette da un confine più rettificato e sicuro), con il Limes pericolosamente a ridosso non solo della Gallia, ma della stessa Italia.
[6] I Romani di lingua greca, abitanti dell’Impero Romano d’Oriente (395 – 1453), venivano chiamati Romei (dal greco: Ῥωμαῖος / Rhōmaîos). Il cosiddetto Impero Bizantino si chiamava in realtà semplicemente Impero Romano. La sua capitale Costantinopoli era la Nuova Roma. La stessa Penisola Balcanica veniva chiamata dai Romei “Rumelia”, termine che poi fu conservato anche dai conquistatori Ottomani. La voluta confusione di nomi fu creata dalla storiografia occidentale ed è finalizzata a spezzare la continuità storica indiscutibile tra l’Impero Romano precedente alla divisione e l’Impero Romano d’Oriente, per avvalorare la tesi storicamente inaccettabile di una rinascita dell’Impero Romano con la formazione del Sacro Romano Impero prima e del Sacro Romano Impero Germanico dopo.
[7] Il 2 agosto 1847 Klemens Wenzel von Metternich, Canceliere di Stato austriaco scrisse, in una nota destinata al conte Dietrichstein, la famosa frase “L’Italia è solo un’espressione geografica” (La frase esatta fu: “La parola Italia è una espressione geografica, una qualificazione che riguarda la lingua, ma che non ha il valore politico che gli sforzi degli ideologi rivoluzionari tendono ad imprimerle.” ). Tale frase venne riportata l’anno successivo dal quotidiano napoletano Il Nazionale in senso dispregiativo: “L’Italia non è che un’espressione geografica”. Durante i moti del 1848 i liberali Italiani si appropriarono di questa ultima interpretazione utilizzandola in chiave patriottica per rafforzare il sentimento anti-austriaco negli Italiani.
[8] In tale occasone le soldataglie di Bonifacio del Monferrato, Baldovino I e Luigi di Blois, appoggiate dai Veneziani, dopo avere saccheggiato e devastato la Dalmazia, si avventarono a tradimento contro Costantinopoli, provocandone la caduta nell’anno 1204. Sebbene successivamente la Dinastia dei Paleologi sarebbe riuscita a rivitalizzare l’Impero (ormai solo di nome) riprendendo Costantinopoli nel 1261, il destino era ormai segnato e si realizzò due secoli dopo, con la definitiva conquista Ottomana del 1453 ad opera di Maometto II.
[9] Fatta eccezione per qualche effimero interesse genovese nelle Fiandre
[10] Riguardo alla riunificazione tedesca consiglio la visione di questa interessantissima intervista a Vladimiro Giacchè https://www.youtube.com/watch?v=9HdgSVnHt8M
[11] Di tutti I macroscopici errori della Cancelliera ho parlato nell’articolo dal titolo ironico “Angela Merkel passerà alla Storia” http://sakeritalia.it/europa/angela-merkel-passera-alla-storia/ Nel frattempo altri clamorosi errori sono stati aggiunti alla già ricca lista.
[12] Espressione usata per descrivere il cambio di alleanze dell’Italia durante la Prima Guerra Mondiale, da membro della Triplice Alleanza ad alleato della Triplice Intesa.
[13] Anno durante il quale i Franchi di Pipino il Breve, padre di Carlo Magno, per la prima volta invasero il Regno Longobardo.
[14] Anche questa intervista è da sentire. https://www.youtube.com/watch?v=5lPGzvfnI9M
[15] “L’Italia Tradita, da Ciampi (e Amato) fino a Renzi e al suo Referendum Costituzionale: 25 anni di declino italiano.” http://sakeritalia.it/europa/italia/litalia-tradita/
[16] Queste le parole di Savona: <<Cari amici italiani, temo non vi rendiate conto della gravità della situazione che spinge giorno dopo giorno l’Italia sul sentiero del sottosviluppo economico e della crisi sociale. Al contesto mondiale di crescente concorrenza, si aggiungono gli effetti della natura monetaria non ottimale dell’Euro e di una ancor più rigida politica fiscale impostaci dall’UE e da noi accettata sotto l’assillo dell’emergenza, ma ora giustificata come una soluzione, se non ideale, quanto meno plausibile ai mali dell’Europa. Tutto ciò porta alla deindustrializzazione dell’Italia e alla crescita della disoccupazione. […]
Nella mia lettera agli amici tedeschi, che vi prego di leggere, domando loro se sono coscienti che stanno attuando la sostanza del Piano economico avanzato nel 1936 da Walther Funk, il ministro dell’economia nazista, il quale prevedeva che la Germania divenisse il “paese d’ordine” in Europa, che il suo sviluppo fosse prevalentemente industriale, con qualche concessione per l’alleato storico, la Francia, e che gli altri paesi europei si concentrassero nella produzione agricola e svolgessero funzioni di serbatoio di lavoro; infine che le monete europee confluissero nell’area del marco, per seguirne le regole. Volete che ciò accada?>>
Nella mia lettera agli amici tedeschi, che vi prego di leggere, domando loro se sono coscienti che stanno attuando la sostanza del Piano economico avanzato nel 1936 da Walther Funk, il ministro dell’economia nazista, il quale prevedeva che la Germania divenisse il “paese d’ordine” in Europa, che il suo sviluppo fosse prevalentemente industriale, con qualche concessione per l’alleato storico, la Francia, e che gli altri paesi europei si concentrassero nella produzione agricola e svolgessero funzioni di serbatoio di lavoro; infine che le monete europee confluissero nell’area del marco, per seguirne le regole. Volete che ciò accada?>>
[17] Per capire i rapporti tra Russia ed Occidente, con un occhio rivolto alla storia e l’altro ai fatti degli ultimi anni, consiglio vivamente la lettura del seguente libro: “Russofobia. Mille anni di diffidenza” di Guy Mettan.
http://www.sandrotetieditore.it/project/russofobia-mille-anni-di-diffidenza/
http://www.sandrotetieditore.it/project/russofobia-mille-anni-di-diffidenza/
[18] In questi mesi in Libia si sta consumando l’ennesimo capitolo di una guerra civile che dura dal 2014, e che a sua volta è conseguenza diretta dello scellerato intervento militare occidentale del 2011, voluto principalmente dall’allora Presidente Francese Nicolas Sarkozy e terminato con l’assassinio di Gheddafi e con la totale devastazione di quello che fino ad allora era il più ricco Paese del Continente Africano. Fino ad allora l’Italia era il primo partner commerciale della Libia, e l’interscambio annuo tra i due Paesi era di 20 miliardi di Euro. Oggi tale interscambio è sceso a soli 4 miliardi, il tutto a vantaggio dei nostri “alleati” francesi. La Guerra Civile che è seguita all’aggressione Occidentale ha visto contrapporsi principalmente due fazioni: quella di Fayez al-Sarraj, appoggiata dall’Italia (spinta in questa scelta sbagliata da UE e NATO) e quella del Generale Khalifa Haftar, sostenuta dalla Francia (che, quando si tratta di promuovere l’interesse nazionale, non si da pena di seguire le indicazioni europee e anzi, nel caso specifico, ha deciso di convergere sullo stesso partito appoggiato anche da Russia ed Egitto.) Ebbene, in Libia fino ad un paio di mesi fa la fazione sostenuta dalla Francia ha cercato di buttare a mare quella sostenuta dall’Italia. Ai Francesi il petrolio e il gas della Libia, a noi il riacutizzarsi della crisi dei migranti (oltre alla perdita dei un nostro storico partner commerciale.) Dopo la Conferenza di Palermo di metà Novembre scorso la situazione sembra essere tornata allo stallo. Ma per noi il danno ormai è fatto.
[19] Confronto Italia – Germania dal 2005 al 2017:
https://countryeconomy.com/gdp/italy?year=2005
https://countryeconomy.com/gdp/germany?year=2005
https://countryeconomy.com/gdp/italy?year=2017
https://countryeconomy.com/gdp/germany?year=2017
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[22] Vale la pena di sottolineare che il Gruppo di Visegrád (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria) a fronte di una popolazione praticamente uguale all’Italia (Italia 60,5 milioni di abitanti, Gruppo di Visegrád 64,5 milioni di abitanti) e un PIL complessivo decisamente inferiore all’Italia (Italia 1.938 miliardi di $, Gruppo di Visegrád 986 miliardi di $) nell’ambito della UE ha un peso politico sicuramente superore a quello del nostro Paese. Ciò grazie alla coesione e al coordinamento politico che i 4 Paesi hanno consolidato negli ultimi anni, a fronte della abituale remissività e arrendevolezza Italiana.
[23] Nel 1453 i Turchi Ottomani guidati da Maometto II, dopo un lungo assedio, espugnarono Costantinopoli, la “Seconda Roma”. Ivan III di Russia sposò allora Sofia Paleologa, nipote di Costantino XI, ultimo imperatore di Costantinopoli e adottò come simbolo l’Aquila Bicipite, stemma dell’Impero Romano d’Oriente, rilevando l’eredità storica, politica, culturale e religiosa dell’Impero scomparso. Mosca divenne allora la “Terza Roma”.
[24] Una alleanza politica e culturale dei Paesi dell’Europa Meridionale (sul modello del Gruppo di Visegrád, ma con opzione verso una ulteriore rapida integrazione una volta che la fallimentare esperienza della UE sarà definitivamente tramontata) comprendente Portogallo, Spagna, Italia, Grecia, Romania, Bulgaria, Serbia e gli altri Stati dell’ex Jugoslavia, con una popolazione complessiva di oltre 180 milioni di abitanti (più di Germania e Francia messe insieme) e un PIL complessivo di 4.157 miliardi di $ (più di 4 volte quello del Gruppo di Visegrád , quasi 2 volte quello della Francia, più di quello della Germania) avrebbe sicuramente la possibilità di trattare alla pari con le altre realtà del Continente. Ancor più se forte di un rapporto di collaborazione preferenziale con la Russia e con i Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente.
Anche volendo, in una prima fase, considerare un nucleo iniziale composto solo da Italia, Spagna, Grecia e Portogallo, questo rappresenterebbe comunque il 72% della popolazione di tutto il “Blocco Mediterraneo” e quasi il 90% del suo PIL.
Anche volendo, in una prima fase, considerare un nucleo iniziale composto solo da Italia, Spagna, Grecia e Portogallo, questo rappresenterebbe comunque il 72% della popolazione di tutto il “Blocco Mediterraneo” e quasi il 90% del suo PIL.
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Articolo a cura di Cesare Corda per SakerItalia.it
Articolo a cura di Cesare Corda per SakerItalia.it