28 luglio 2015

Generale americano: mettiamo i dissidenti in campi di concentramento

Caro diario,
secondo il Generale  Wesley Clark gli USA devono internare gli "estremisti" non leali al governo in campi di concentramento.
Occorre identificare coloro che hanno la piú alta probabilitá di divenire radicali e chiuderli in campi come facemmo nella II Guerra mondiale 
Il generale, ex capo della nato, ex candidato alla presidenza, é considerato un "liberale".
Giá.
In quella stessa intervista il nostro precisa che "consiglia" agli alleati di fare lo stesso.
Non solo gli Stati Uniti, ma anche la Francia, la Germania e l'inghilterra devono prepararsi a varare simili misure. Devono dare un occhiata alle loro procedure di guerra
 Essendo il suo lavoro attuale la consulenza strategica, il suo parere non é proprio quello del primo pinco pallino. Meno male che l'Italia, la cui stessa costituzione é stata scritta dai consulenti "Alleati" é giá avanzata sulla strada delle "riforme" del diritto.
Ce lo spiega un articolo su Saker italia:

In Italia vige da dieci anni una normativa che, con la scusa di reprimere il terrorismo, minaccia gravemente la libertà di espressione. La legge non dice chiaramente chi è un terrorista: chiunque non combatta per uno stato riconosciuto dalla comunità internazionale (questa è, ad esempio, la situazione dei combattenti nel Donbass) può essere accusato ed arrestato in attesa del processo. Non solo: una modifica dello scorso febbraio ha esteso oltre misura il limite delle cosiddette “condotte anticipatorie” ovvero di quei comportamenti che in teoria potrebbero preparare una condotta “terroristica” (come addestrarsi al combattimento, raccogliere danaro per un movimento, ma anche semplicemente discutere con toni che possano sembrare di incoraggiamento all’azione)… Ne deriva quindi che mentre qualunque movimento di liberazione più essere considerato “terrorista”, chiunque abbia a che fare con questo movimento, a qualsiasi titolo o quasi, rischia di vedersi rivolta questa pesantissima accusa. La legge è abbastanza generica da consentire alla polizia ed al magistrato di procedere indiscriminatamente, anche (magari in buona fede…) sulla base delle proprie convinzioni politiche. Quindi per considerare il combattente per uno stato non riconosciuto “terrorista” basta che un Giudice, sotto l’influsso di una campagna propagandistica o su suggestione del potere politico nazionale o internazionale, si convinca della sua pericolosità. E se il combattente è “terrorista” lo è anche (magia della “condotta anticipatoria”) chi interagisce, chi lo sostiene, chi simpatizza, o magari semplicemente chi informa gli altri di quello che fa. Un incubo totalitario di cui l’opinione pubblica è inconsapevole, in parte perché sino ad ora questo apparato repressivo ha colpito solo alcuni soggetti simpatizzanti per lo Stato Islamico. 

16 luglio 2015

Giulietto chiesa su Facebook: siamo in Guerra


07 luglio 2015

Giulietto Chiesa: la resistenza deve pensare a una politica estera

04 luglio 2015

Volontario spagnolo in Novarussia: sono qui a imparare per mettere in pratica a casa

01 luglio 2015

geopolitica delle pipelines: Putin e la morsa del gas