Caro Diario
In quest’ultimo periodo, osservando i tanti fatti di straordinaria violenza diventare ordinaria, le scelte delle nazioni che ci portano verso la catastrofe della guerra, gli orrori ambientali che portano l'inferno in Terra, continuo a riflettere sulle radici del "Male". Nella dialettica corrente il concetto di male e' abolito, sembra questi eventi accadano senza un perché. Non ci siano piu' delle “spiegazioni”.
Cerco di trovarla, questa spiegazione, cogitando e ripensando al problema del Male, con l'aiuto del pensiero dei tanti grandi uomini (e donne!) che si sono espressi a proposito. Dopo aver esaminato Goethe ho ritrovato “la banalità del male” di Hannah Arendt. Libro letto tempo fa, che ho ripreso negli ultimi tempi per riflettere su alcuni aspetti della questione.
La Arendt, nata ad Hannover da origini ebraiche, è stata un’intellettuale di grande rilievo.Ha avuto una vita ricca e travagliata, non solo di studi e letture ma anche di incontri determinanti. Nel 1961 seguì le tappe del processo Eichmann, il criminale nazista che era stato tra i responsabili dell’ufficio competente sugli affari riguardanti gli ebrei; Eichmann aveva fatto carriera fino a diventare tenente-colonnello svolgendo una mansione determinante per l'Olocausto: era il coordinatore dell’organizzazione dei trasferimenti degli ebrei e del loro relativo smistamento nei campi di concentramento e di sterminio.
Venne catturato in Argentina nel 1960 e portato a Gerusalemme per essere processato, in un processo giuridicamente piuttosto dubbio. Giunto in tribunale, piuttosto che ammettere di essere un "malvagio che gioiva nello sterminio altrui" come nei film, affermò in sua difesa che, in fin dei conti, si era occupato “soltanto di trasporti”.
Il resoconto completo di questo processo e le considerazioni conclusive sono contenute nel libro. L'autrice espone le sue riflessioni, che la hanno condotta a maturate e a evolvere le sue idee precedenti: Eichmann le appare come un uomo “mediocre”, che non è neppure in grado di distinguere tra bene e male.
Dal dibattimento in aula, infatti, la Arendt ricaverà l'idea che il dolore perpetrato da Eichmann - come dalla maggior parte dei tedeschi che si resero corresponsabili - fosse dovuto non a un'indole maligna, radicata nell'anima, come aveva sostenuto in precedenza nel suo "Le origini del totalitarismo", quanto piuttosto a una completa inconsapevolezza di cosa significassero le proprie azioni. O forse, come abbiamo visto attraverso il Faust, alla volonta' di chiudere gli occhi e di evitare ogni responsabilita'.
il “Male” non ha di per sé profondità
La propaganda di regime ci illude che il nazismo sia stata un eccezione da cui la "democrazia liberale" ci rende immuni.
I valori etici fondati sulle consuetudini di una società, e dunque relativi ad essa, possono cambiare ed essere rimpiazzate da nuove norme.
Quindi se durante il nazismo, ce ne sono stati tanti di Eichmann , tutti “terribilmente normali”, cosa ci impedisce di diventare come lui? E se gia' lo fossimo divenuti, cosa possiamo fare?
Combattere il Male: la Via del Guerriero
Eichmann mancava di quello che nella Via del Guerriero Spirituale chiamiamo Discernimento e Distacco.
Come mai alcuni non aderiscono al regime attuale nonostante la pressione sociale? Possono Discernimento e Distacco permetterci di non commettere il male? La risposta che l’autrice dà è, a mio avviso, molto significativa: coloro che si oppongono alle convenzioni sociali, sono quelli che vengono “giudicati da se stessi” piuttosto che curarsi del giudizio sociale. Costoro agiscono così non perché hanno dei valori morali migliori rispetto ad altri o perché il tribunale della loro coscienza sa perfettamente cosa sia giusto o sbagliato, ma perché riflettono e si chiedono se saranno capaci di “vivere in pace con loro stessi dopo aver commesso certe azioni”. Questa non nasce dalla facoltà di "pensare", non bisogna essere colti o intelligentissimi, semplicemente basterebbe riflettere il Sé, un osservare sé stessi che di cui Socrate parlava.
Socrate, infatti, riteneva che il il discernimento porta alla “discriminazione” fra cio' che e' se e cio' che non e' altro che illusione.
In un altro trattato Hannah Arendt ha affermato che “banalità significa senza radici”, la sua opinione è che “il male non è mai “radicale”, soltanto estremo, che non possegga profondità epistemologica. Certo esso può invadere e devastare tutto il mondo, in quanto cresce in superficie, come un fungo.
Questa forza del non-essere necessita di di nutrimento, in quanto e' affamata di ... esistenza.
il Male sfida la Consapevolezza, in quanto quest'ultima si sforza continuamente di raggiungere la profondità, di trovare la Radice...
Solo l'Essere ha profondità e può essere integrale”.
Pensando alle parole di Hannah Arendt, mi è venuta in mente la Regola dell'Ordine del Sole, a proposito della "Tenebra", leggiamo che
“ La Tenebra ovvero il Male sono solo assenza del principio luminoso. Non godono pertanto di esistenza metafisica propria”.Credo che sia un parallelo tra il pensiero della Arendt e la Regola. La strada della Luce, che passa tra l’Onore ed il Cuore, è stretta e difficile e non è affatto “Banale”, essa e' “Profonda”.
“ La Luce è il Principio ontologico dell’essere”, come recita la Regola ; più ci si allontana dalla Luce e più ci si avvicina alla possibilità del Vuoto Metafisico, che produce il Male.
Sant’Agostino: Il Male e' come la Cecita'
Anche Sant’Agostino conferma questa idea, si era occupato del problema del Male manifestando il suo pensiero già prima della conversione. Nell'ottavo libro delle Confessioni, sostiene che esista una gerarchia dell'Essere, che va dal Sommo Bene, cioè Dio, alle forme corporee. Nel mondo sensibile il livello dell'essere è presente in forma debole ed imperfetta, eppure le entità che operano in questo piano non sono di per sé malvagie.Per Sant’Agostino, come nella Regola, il Male non è altro che assenza di Bene, non-essere. Si può paragonare allo stato di cecità rispetto alla vista.Per il Padre della Chiesa il “male metafisico” non esisteva di per sé. Le azioni malvagie avvengono quando si sposta l'attenzione dalla contemplazione dell'Essere, che è eterno, ad un obbiettivi limitati e temporale, che vengono scambiati per il Sommo Bene, amati e desiderati... Fino a passare al prossimo di essi.
Il Guerriero spirituale percorre la dura strada del Discernimento e del Distacco verso la Luce. Combatte due Guerre contemporaneamente cercando di raggiungere il perfezionamento interiore. Combattiamo con noi stessi per superare i nostri limiti e le nostre debolezze, perché vogliamo raggiungere il GiuSTo equilibrio. In questo senso, la nostra Via presuppone la profondità e non certo la banalità.
Giustizia Dinamica
“Giustizia: Un paladino del Sole non sta sul picco della montagna ignorando le sofferenze del Mondo. Egli combatte attivamente gli squilibri nella politica, nell'economia, nella religione. Soprattutto combatte quelli al suo interno.”Ciò significa che essere chiamati ad intervenire attivamente quando vediamo squilibri di varia natura, piuttosto che obbedire ciecamente a qualsiasi norma dettata sul momento dalla società.
La lotta contro lo squilibrio di ieri
Non è facile agire secondo questo modello di Giustizia Dinamica, ma il guerriero tende verso questo Principio come meglio puo' e davanti alle al non essere e' pronto a dire con Gandalf: "
You Shall Not PassChe piu' correttamente sarebbe
eco · 274 settimane fa
A mio modo di vedere esiste pero' anche un altro tipo di "MALE",che e' quello subdolo(ed alieno....quindi non immediatamente riconoscibile come tale)che deriva da una forma sistemica che non appartiene al singolo e che non permette al singolo di percepirlo come tale....esempio classico ed eclatante e'il fare soldi nei termini permessi dalla legge(per intenderci quella legge che supporta e regge tutto il mondo capitalista....e quindi oggi praticamente tutto il pianeta)quella legge che sancisce come giusto e sacro per esempio lo sfruttamento dell'altro a proprio vantaggio.....da questa"concezione sistemica" basata sulla competizione,alienita' all'altro,sulla proprieta'privata ed il conseguente accumolo di beni(sottratti ai bisogni altrui)
nasce la vera profondita' del MALE con tutte le derivazioni possibili per la specie ed il pianeta.
In realta' siamo tutti degli Eichmann....un uomo “mediocre”
che si occupava in fondo solo di trasporti....nel senso che se non siamo gli schiavi,gli sfruttati,i reietti o ribelli della favola,allora siamo solo massa.....quella massa che il Male manovra per i suoi profondi ed oscuri fini non contro l'ego e la coscienza del singolo ma contro l'intera etica della specie umana e delle sue future possibili esperimentazioni della realta'......di cui la parola "utopia"ne costituisce il limite virtualmente invalicabile.
....e buon per noi se prima o poi non saremo giudicati colpevoli da un altro tribunale....magari un po' piu' etereo o come sentenza per la demenza dimostrata(in quanto specie)