05 novembre 2009

La realtá inventata II

 Il vero valore dell'essere umano è determinato principalmente dalla misura e dal modo in cui ha ottenuto la liberazione dal l'ego.

A. Einstein

Introduzione

[...continua da: la realtà Inventata - Parte I°]

Continuiamo la nostra escursione nel mondo della scienza di punta. L'obbiettivo di questa serie di articoli é di dare una panoramica sulle concezioni scientifiche che smontano il paradigma meccanicistico/riduzionista che tutt'oggi viene definito come scienza tout court.

I cosiddetti "scettici/realisti" che invocano la scienza a sostegno della loro concezione newtoniana non fanno parte di una categoria di razionali illuministi semmai di un di sistema raffinato di controllo politico.

Questa discussione é in preparazione di due ulteriori argomenti: un excursus sul funzionamento della scienza e l'aspetto (onto)politico della conoscenza. Spero cosí di dare una solida base concettuale a quel balzo che ognuno é chiamato a fare nei prossimi mesi.

interpretazione di Copenaghen


Attualmente la maggior parte dei fisici ritiene che sia semplicemente impossibile spiegare le scoperte della loro scienza attenendosi a questa ipotesi. La maggioranza della comunità scientifica aderisce alla cosiddetta «interpretazione di Copenaghen» della fisica moderna (così chiamata perché Niels Bohr, il suo primo ideatore, era danese). Secondo quest'ottica, a livello atomico,

un mondo reale semplicemente non esiste fintanto che non viene compiuta una misurazione o un'osservazione.

Prima che ciò si determini, c'è soltanto una varietà di possibili esiti per ciascun evento successivo, ciascuno con la sua possibilità di realizzarsi una volta che l'osservazione venga effettuata. L'osservatore (o, secondo alcuni fisici, uno strumento di misurazione che funga da suo agente) compie l'atto decisivo di far «collassare» tutte le possibilità consistenti in un singolo esito coerente che solo allora può essere definito evento. Prima di questo momento non siamo autorizzati a parlare di un mondo reale di cose ed eventi, ma solo di possibilità con il potenziale di essere realizzate. Solo combinando fra loro in un'unità singola l'osservatore e quanto viene osservato la visione del mondo può avere senso.
Qui abbiamo una delle più radicali differenze fra la concezione moderna del mondo alla luce delle scoperte della Meccanica quantistica e quella classica.

L'idea di una realtà eterna e fissa che segua il suo corso del tutto indipendente da un osservatore è stata superata nella fisica moderna da una concezione che fondamentalmente incorpora umanità in tale realtà.

La Meccanica quantistica nacque al principio del secolo e crebbe come una teoria completamente rivoluzionaria che rovesciò le idee prevalenti fra i fisici dell'epoca Vittoriana.
Il modello classico sosteneva che l'atomo fosse composto di un nucleo attorno al quale orbitavano gli elettroni, come un sistema solare in miniatura. Si sapeva che gli elettroni hanno una massa pari a circa un millesimo di quella del protone (uno dei costituenti del nucleo) e che possiedono una carica negativa in grado di bilanciare quella del protone, che è positiva.
Durante i primi decenni del secolo, però, si capì che questo modello non poteva funzionare.
Tanto per cominciare, i matematici dimostrarono che gli elettroni non avrebbero potuto mantenere la propria orbita stabilmente come fossero stati pianeti, e si sarebbero fusi coi protoni del nucleo.

Poiché era chiaro che nell'universo in cui viviamo ciò non accade, si assunse, correttamente, che il modello fino ad allora accettato doveva essere sbagliato.
Grazie all'opera pionieristica di fisici come Plank, Bohr e Schródinger, emerse un modello che descriveva la natura del regno subatomico in modo di gran lunga più sofisticato; questo nuovo modello portò con sé un certo numero di conseguenze apparentemente astruse che da allora come abbiamo più volte ripetuti, hanno gettato non solo i profani nella confusione.

Uno dei padri della Meccanica quantistica, Niels Bohr, giunse persino ad affermare che

«chiunque non resti scioccato dalla teoria dei quanti non l'ha capita».

I problemi cominciarono davvero quando i fisici delle particelle si resero conto che l'elettrone non era una sferula di materia carica negativamente, ma poteva essere descritto solo in termini probabilistici.
In altre parole, esiste un'elevata probabilità che un elettrone si trovi a una determinata distanza dal nucleo e una bassa probabilità che sia molto più distante o molto più vicino a esso.

Legato a questo concetto è il principio di indeterminazione annunciato da Werner Heisenberg nel 1927.
Esso dimostra che esistono dei limiti all'accuratezza con cui possono essere misurate delle coppie di quantità fisiche. Ad esempio, se cerchiamo di misurare la posizione e la quantità di moto di una particella subatomica, lo stesso atto disturberà la particella a tal punto che non sarà possibile attribuire un valore preciso a entrambe le quantità nello stesso istante.
Questa nebulosità è descritta dalla funzione d'onda - in altre parole, si tratta di una descrizione basata unicamente sulle probabilità.
Ora, di primo acchito, questa potrebbe sembrare una faccenda da poco - che mai potrebbe accadere se non riuscissimo a definire con precisione l'esatta posizione delle particelle subatomiche?
In realtà, questa è l'essenza stessa della Meccanica quantistica e sta alla radice di tutti i problemi che essa crea alla mente del profano. D'altra parte, questa è anche la ragione stessa per cui la Meccanica quantistica potrebbe plausibilmente aiutarci a spiegare alcuni fenomeni attualmente non spiegati.
Se non riusciamo a definire l'universo al suo livello più elementare, ciò deve voler dire che esso è costruito sulle probabilità. Non può esserci alcuna certezza, nessuna definizione netta, nessun «sì» o «no» in assoluto. Da ciò derivano alcuni concetti estremamente singolari della Meccanica quantistica.
Il primo di essi è che l'universo può essere studiato solo a livello statistico; se lo sondiamo troppo in profondità o cerchiamo di individuare le interazioni di singole particelle, ci ritroviamo con dei risultati privi di senso.

Un altro modo per considerare tutto questo è di dire che l'universo presenta una struttura apparentemente logica solo se viene considerato olisticamente.

Una cosa del genere possiamo solo accettarla a livello di intuizione; la moderna Meccanica quantistica, però, si è spinta molto più in là. Lo stesso Heisenberg ipotizzò che l'indeterminazione del mondo dei quanti potesse comportare l'abbattimento del tradizionale concetto secondo il quale alla causa deve sempre seguire l'effetto. Peggio ancora, in questo contesto, lo sperimentatore o l'osservatore probabilmente possono interferire con l'esperimento - in altre parole, la coscienza umana potrebbe in qualche modo controllare i fenomeni che hanno luogo nell'universo.

Un  gatto un poco speciale
Per capire ciò, consideriamo un famoso esperimento di pensiero ideato negli anni Venti dal fisico tedesco Erwin Schródinger, uno dei fondatori della Meccanica quantistica.
Schródinger immaginò una scatola contenente un gatto e una sorgente radioattiva. Se il materiale radioattivo andrà incontro a decadimento, ucciderà il gatto; d'altra parte, poiché il decadimento radioattivo è un fenomeno casuale, c'è il 50% di probabilità che il gatto muoia e il 50% che sopravviva. Il solo modo di cui lo sperimentatore dispone per sapere che cosa è accaduto è quello di aprire la scatola e di guardare se il gatto è vivo o morto.
Ciò significa che fino a quel momento il gatto è, allo stesso tempo, vivo e morto. 
La probabilità diventerà una certezza solo grazie all'azione dello sperimentatore, quando questi aprirà la scatola; solo allora infatti, l'osservatore potrà controllare l'esito dell'esperimento o, per esprimersi più tecnicamente, farà «collassare la funzione d'onda».
Questa descrizione non contiene nulla di illogico o di matematicamente falso; ciò nondimeno, non suona «corretta». In realtà, essa conduce a tutta una serie di ragionamenti paradossali.
Ad esempio: Che cosa succederebbe se sostituissimo il gatto con un essere umano?
Presumibilmente quest'ultimo farebbe collassare la funzione d'onda con la stessa prontezza dello sperimentatore.
Che cosa proverebbe l'uomo all'interno della scatola?
Potrebbe forse ignorare l'effetto dello sperimentatore?
Ora, immaginate che l'esperimento sia al centro dell'attenzione dei media.
Che cosa succederebbe dopo che lo sperimentatore avesse aperto la scatola?
All'interno potrebbe esserci o un essere umano vivo o un cadavere; le telecamere e i giornalisti fuori dal laboratorio, però, inconsapevoli degli eventi che si svolgono all'interno di esso, non saprebbero ancora nulla: l'uomo nella scatola, allora, è vivo o morto?

Ugualmente sconcertante è chiedersi che cosa succederebbe se il gatto o l'essere umano - e magari anche lo sperimentatore - fossero sostituiti da un computer. Che effetti avrebbero queste modifiche sul risultato?
Per quanto possa sembrare ingannevole, l'esperimento di Schródinger è basato su una teoria ragionevole e su decenni di riflessione nell'ambito della Meccanica quantistica.


Esso ci mette a disagio perché sembra contraddire in primo luogo i processi logici ai quali siamo stati abituati e in secondo luogo altri processi che forse, in quanto esseri umani, sono per noi istintivi. Tuttavia, può darsi che questi principi siano giusti e che a sbagliare sia invece proprio il nostro intuito.
Questi concetti bizzarri sono stati interpretati in moltissimi modi diversi. L'approccio più tradizionale, che venne sviluppato nel 1927, è chiamato «Interpretazione di Copenhagen» e sostiene in primo

La nozione di Spazio-Tempo: Einstein e Margenau


Fondamentale, ai fini di questa spiegazione, è che l'interazione fra coscienza e processi elementari non sia ristretta al «qui e adesso». In altre parole, nel momento in cui interagisce con l'universo, la coscienza umana può trascendere la distanza e il tempo. In gergo tecnico, si dice che è un'invariante dal punto di vista spaziale e temporale.
Quel che è sorprendente è che non si tratta del frutto dell'immaginazione eccentrica di qualche fanatico. Tutto questo può essere confermato da una serie di test convincenti basati sull'esperimento come abbiamo visto del fisico John Bell (a sinistra).


Questo tratto essenziale della nuova interpretazione è così espressa dal professor Wheeler:
“Il fatto più importante del principio quantistico è che esso distrugge il concetto che il mondo «se ne stia là fuori» mentre l'osservatore ne è separato, al sicuro da esso... Per descrivere il cambiamento intervenuto, è necessario cancellare la vecchia parola «osservatore» e sostituirla con la nuova parola «partecipante». In qualche strano senso, l'universo è un universo partecipatorio”.
Quello che è importante ai fini del nostro discorso è che la moderna scienza atomica si sia spinta oltre la nozione di una realtà fissa, esistente «là fuori».
Questo sviluppo, la congiunzione fra l'osservatore e quanto viene osservato, ha influenzato sia la Meccanica quantistica sia la Relatività, le due branche principali della fisica moderna. Così lo scienziato e filosofo Jacob Bronowski ha fatto il punto della situazione per quanto attiene alla Relatività:
"La Relatività deriva essenzialmente dall'analisi filosofica, egli precisa che non esistono un fatto e un osservatore, piuttosto una convergenza dei due in un'osservazione... evento e osservatore non sono separabili".

secondo la fisica moderna l'universo non 
assomiglia a un cubo smontabile

E Schródinger così riconosce e applica questa verità alla sua disciplina, la Meccanica quantistica:
"Soggetto e oggetto sono soltanto un unico. Non si può dire che la barriera fra i due si sia infranta a seguito delle recenti esperienze nel campo delle scienze fisiche, perché questa barriera non esiste."
Ispirato dalle scoperte della fisica e dagli antichi insegnamenti, Schródinger giunse alla convinzione che la mente non poteva essere separata dal mondo e messa in una scatola, il cervello.

Né il sé poteva essere messo in un corpo. In ultima analisi, la mente individuale e il sé non sono primari. In linea di principio, non possono essere limitati: sono intrinsecamente parte di un più grande tutto.

ETERNE DOMANDE

Uno dei grandi ed eterni dilemmi sulla natura della mente è questo: perché, se ci sono tanti ego coscienti, c'è soltanto un mondo percepito da tutti quanti?
Perché non un mondo diverso per ciascuna persona?
Perché non viviamo in una Torre di Babele, ciascuno di noi con una diversa immagine della realtà, incapace di comunicare con gli altri?
Quale altra alternativa può esserci per spiegare come possa una singola visione del mondo scaturire da menti che appaiono separate?

Schródinger dà questa risposta: 
"C'è evidentemente una sola alternativa, vale a dire l'unificazione delle menti o della coscienza. La loro molteplicità è solo apparente: in realtà esiste una sola mente".

Con queste parole Schródinger ci conduce oltre il primato della persona.
La mente non è più localizzata e confinata all'individuo ma è transpersonale, universale, collettiva: ossia è non localizzata.



Schródinger sostiene che esistono validi motivi per credere anche che questa Mente Una sia immortale.



Questa conclusione si basa principalmente su nuove concezioni della natura del tempo. Nella moderna scienza fisica, un tempo esterno, un tempo completamente obiettivo in senso lato, non esiste. Assolutamente nulla ci dimostra che il tempo sia l'entità rappresentata nella visione di Newton, e non un solo esperimento ha mai dimostrato che il tempo scorra. Come abbiamo rilevato, la fisica moderna ha eliminato l'idea del mondo come oggetto, e con essa l'idea del tempo come oggetto. Semplicemente non esiste un mondo esterno, oggettivo, dove potrebbe esistere un tempo esterno, oggettivo. Così, nella fisica moderna non solo mente e mondo vengono sostanzialmente unificati ma anche mente e tempo.
Ora, se mente e tempo sono interdipendenti, sorge questo difficile quesito:
com'è concepibile che il tempo possa distruggere la mente?
Schródinger (a sinistra) risponde che non può distruggerla:

 "Io arrivo a definirla [la mente] indistruttibile, poiché possiede una sua peculiare dimensione temporale: la mente, cioè, è sempre adesso. Per la mente non esiste realmente un prima e un dopo. C'è solo un adesso che comprende ricordi e aspettative… Noi possiamo, almeno così credo, affermare che allo stadio attuale la teoria fisica sembra nettamente suffragare l'indistruttibilità della mente da parte del tempo…Resta il fatto che il tempo non ci appare più come una [forza] gigantesca, dominante il mondo, né come un'entità primaria, ma come qualcosa di derivato dai fenomeni stessi. E' una costruzione del nostro pensiero. Che una simile entità possa un giorno o l'altro mettere fine al mio pensiero, come alcuni ritengono, va oltre la mia comprensione. Perfino l'antico mito fa divorare a Crono soltanto i suoi due figli, non suo padre".


La nostra mente come si manifesta nella vita di tutti i giorni non è, naturalmente, adattata a pensare nei termini di «adesso», ovvero secondo la visione che tanto affascinò Schródinger. Ciò è uno dei motivi per cui preferiamo alle descrizioni atemporali della fisica moderna a quelle lineari, progressive della scienza classica.



Noi semplicemente siamo abituati a esse e, di conseguenza, prendiamo la più sconcertante decisione: optiamo per una visione del mondo che sia totalmente obiettiva e che contenga un tempo inesorabilmente a senso unico; tutto questo a dispetto del fatto che ciò comporta morte e distruzione. Così noi sterminiamo noi stessi con la nostra concezione del mondo. E' questo un fatto che non può non sbalordirci.

Essendo il tempo una costruzione della nostra mente è difficile comprenderlo se prima non comprendiamo come funziona la mente ma: per poter pensare alla mente è necessario impiegare la mente; bisogna uscire dalla mente. In questa situazione la mente deve funzionare simultaneamente come soggetto e oggetto. Ma sorge un problema: la mente è allora incompleta perché qualcosa le è stato sottratto, e ciò influirà su qualsiasi osservazione futura su di essa. Eppure, se non si esce dalla mente per osservarla, l'osservazione non è possibile. A causa del processo intrinseco di pensare alla mente con la mente, sia la completezza sia la coerenza del nostro ragionamento sono destinati all'imperfezione.



Questo apparente paradosso non è una considerazione enunciata per confonderci le idee ma bensì il risultato delle considerazioni di due leggi matematiche del più importante matematico moderno: l'austriaco Kurt Godel (a sinistra), dai più descritto come l'Einstein della matematica, con un orientamento leggermente kafkiano.
I suoi teoremi definiti "teoremi dell'incompletezza" sono un punto fermo della matematica moderna, per quanto incredibili, essi sono stati analizzati da matematici e logici della massima levatura per oltre mezzo secolo e non è mai stato dimostrato che contengano contraddizioni.
Essi affermano brevemente che:
  1.  Qualsiasi sistema logico abbastanza complesso che contenga come minimo della semplice aritmetica può esprimere asserzioni vere che non possono essere dedotte dai suoi assiomi.

  2. Gli assiomi di tale sistema , con o senza ulteriori asserzioni di supporto non possono essere dimostrati in anticipo come alieni da contraddizioni.
Queste osservazioni colpiscono al cuore dell'obiettivo ideale della scienza, che è quello di elaborare un quadro completo e coerente della natura, infatti ciò è matematicamente impossibile. I teoremi di Godel stabiliscono che le leggi della natura, se sono davvero coerenti come crediamo che siano, devono avere qualche formulazione interna completamente diversa da qualsiasi altra cosa ci sia oggi nota.
Che cosa allora crea l'illusione del passaggio del tempo?
Egli affermo che:

«L'illusione del passaggio del tempo proviene dalla confusione fra il dato e il reale. Il passaggio del tempo si determina perché noi pensiamo di occupare realtà diverse. In verità, noi occupiamo soltanto dati diversi. C'è esclusivamente un'unica realtà».

Ma vediamo lo stesso problema come fu affrontato da un suo collega ed amico presso la stessa Princeton University: tale Albert Einstein.

Quando Einstein (a destra) pubblicò la sua rivoluzionaria "Teoria sulla Relatività" nel 1905, il mondo cambiò e non sarebbe più stato quello di prima. Einstein infranse le basi fondamentali e fino ad allora ritenute incontestabili della fisica classica di Newton: la sua struttura deterministica, casuale; il suo tempo lineare, fluido e il suo spazio vuoto; i suoi rigidi compartimenti di materia ed energia. Ma non è di queste intuizioni che ci occuperemo in questa sede alle quali, accenneremo molto succintamente.

La Teoria della Relatività ristretta o speciale


Le leggi che governano la nostra vita quotidiana, le interazioni con gli altri, le nascite, i matrimoni e i decessi variano, naturalmente, a seconda del paese in cui viviamo, perché sono leggi umane, istituite dai popoli per garantire una pacifica consistenza all'interno di società caratterizzate da particolari sistemi di valori. Le leggi fisiche hanno un carattere diverso. Non dovrebbero dipendere dal luogo in cui vengono scoperte, o da dove vengono applicate o esaminate, ma devono valere per tutto l'universo osservabile.
L'idea dell'universalità delle leggi fisiche è relativamente nuova nella storia della scienza e può essere fatta risalire alla formulazione, da parte di Newton, dei principi fondamentali della dinamica e della legge di gravitazione universale. Nella cosmologia di Aristotele le leggi fisiche non erano universali, ma erano suddivise in due gruppi distinti: il primo valido per la sfera superlunare, la regione al di sopra della Luna, e il secondo per la sfera sublunare, la regione al di sotto del nostro satellite. Le leggi di Keplero erano una sorta di codice della strada a uso dei pianeti e non potevano essere applicate al moto degli oggetti sulla superficie terrestre. Newton fece poi una scoperta importante sul carattere delle leggi fisiche: esse devono essere valide indipendentemente dal loro luogo di applicazione nell'universo.

Einstein scoprì un'ulteriore caratteristica delle leggi fisiche, che egli riprese come concetto fondamentale della Teoria della Relatività speciale: 

esse devono valere per tutti gli osservatori che si muovono l'uno rispetto all'altro di moto rettilineo uniforme.

In altri termini, le formule matematiche utilizzate per descrivere le leggi fisiche devono essere indipendenti dal movimento degli osservatori, a patto che quest'ultimo sia rettilineo e uniforme. Tali leggi devono risultare sempre valide, che la loro verifica avvenga in un laboratorio immobile sulla superficie della Terra, su un treno o su un'astronave, purché in moto rettilineo uniforme, oppure in fondo a una miniera.

Il secondo principio fondamentale della Teoria della Relatività ristretta di Einstein è la costanza della velocità della luce in tutto l'universo, indipendentemente dalla velocità alla quale si muove l'osservatore. L'applicazione di questi principi alle leggi note della fisica ebbe numerose conseguenze di vasta portata.
Secondo la Teoria speciale, la lunghezza della barra di misurazione doveva essere diversa per osservatori in movimento a diverse velocità. Così, ad esempio, la lunghezza di un'astronave misurata da un astronauta all'esterno della navicella sarebbe risultata diversa dalla lunghezza della stessa misurata mediante un telescopio collocato sulla Terra. Se l'astronave si fosse mossa a una velocità prossima a quella della luce, all'osservatore terrestre sarebbe apparsa più corta di quanto misurasse negli istanti precedenti il lancio, mentre l'astronauta non avrebbe notato alcuno sfasamento.

Ii possibile determinare la massa di un elettrone dalla misura della sua deviazione in un campo magnetico di forza nota. Se si misurasse la massa di un elettrone che si sposta a una velocità quasi uguale a quella della luce, essa risulterebbe notevolmente superiore alla massa di un elettrone dotato di velocità minore. Negli enormi apparecchi utilizzate per far urtare tra loro le particelle subatomiche, questo risultato della Teoria della Relatività speciale è continuamente verificabile.


La teoria implica inoltre che, dal punto di vista di un osservatore immobile, gli orologi a bordo di un'astronave che si muova quasi alla velocità della luce apparirebbero rallentati, mentre gli astronauti sul veicolo spaziale non individuerebbero alcun cambiamento. I corollari appena descritti della Teoria della Relatività speciale o ristretta sono particolarmente importanti per i fisici che si occupano delle velocissime particelle subatomiche e per gli astronomi che effettuano le loro osservazioni sulle galassie lontane che si allontanano dalla Terra ad altissima velocità.

Secondo la Teoria della Relatività ristretta, la massa di una particella aumenterà con il suo approssimarsi alla velocità della luce. Le relative equazioni di Einstein ci dicono che alla velocità della luce una particella assume massa infinita; ma nell'universo non esiste energia sufficiente a conferire una simile velocità a una particella, e quindi nessuna particella può muoversi a una velocità superiore a quella della luce. La teoria porta inoltre a concludere che la perdita di una piccola quantità di massa si manifesta come variazione di energia, e che il rilevamento di qualsiasi energia implica una massa.
Noi conosciamo circostanze in cui il tempo collassa

Quando quattro atomi di idrogeno sono spinti, dalle altissime temperature all'interno delle stelle, a unirsi per formare un atomo di elio, si ha la perdita di una certa quantità di massa che si manifesta come energia, ed è questa energia a fornire il combustibile per la maggior parte delle stelle comuni. Anche la trasmissione di informazioni richiede generalmente un trasferimento di energia e, dato che l'energia possiede una massa, nessuna informazione può venire trasmessa a una velocità superiore a quella della luce. La velocità della luce costituisce quindi la velocità limite per lo spostamento della materia e delle informazioni nello spazio comune.
Il modo più chiaro per rappresentare la Teoria della Relatività ristretta è il continuo spazio-tempo, composto da tre dimensioni spaziali e da una temporale. E' estremamente difficile immaginare uno spazio quadridimensionale, ma si possono utilizzare alcune analogie per spiegarne i concetti fondamentali senza dimenticare, inoltre, che non è sempre necessario considerare tutte le dimensioni spaziali.


Si può stabilire la posizione di una nave indicandone la latitudine e la longitudine in un determinato momento. Immaginiamo di segnare questa posizione in un preciso istante su una cartina geografica disegnata su un foglio di plastica trasparente, e di registrarla nuovamente dopo un certo tempo su un altro foglio. Procediamo allo stesso modo a intervalli di un'ora e poi sovrapponiamo i vari fogli, in sequenza, separandoli con blocchetti di plastica trasparente attaccati agli angoli. Se, invece di limitarci a segnare le posizioni in momenti successivi, avessimo praticato un forellino in ciascun foglio, avremmo potuto farvi passare un filo di cotone che avrebbe rappresentato lo spostamento della nave sulla superficie della Terra e nel tempo. Il filo rappresenta la linea d'universo della nave nello spazio-tempo. Questo tipo di linea esiste anche per un oggetto in stato di quiete, ma in questo caso si muove solo attraverso il tempo: sarebbe una linea verticale attraverso i nostri fogli di plastica trasparente.

L'orbita di un pianeta intorno al Sole è propriamente un'ellisse, anche se per la maggior parte dei pianeti assomiglia più a un cerchio. La linea d'universo di un pianeta nello spazio-tempo sarebbe invece simile a una spirale, poiché il pianeta non si limita a orbitare intorno al Sole, ma progredisce anche attraverso il tempo. Qualsiasi particella esistente possiede una linea d'universo nello spazio-tempo, ma le conformazioni di queste linee variano notevolmente. Le linee d'universo di due particelle entrate in collisione si intersecano nel punto spazio-temporale in cui tale urto è avvenuto. Le particelle che si trovino nello stesso punto dello spazio ma in momenti diversi non hanno possibilità di urto.

Teoria della Relatività generale

La legge di gravitazione universale di Newton è in disaccordo con la Teoria della Relatività ristretta di Einstein perché implica tra l'altro un'azione simultanea a distanza, in conflitto con quanto richiesto dalla Relatività speciale, e cioè che nessuna informazione può essere trasmessa a una velocità superiore a quella della luce. Einstein tentò allora di forrnulare una nuova ipotesi, giungendo alla Teoria della Relatività generale, che è in effetti una teoria della gravità.
La Teoria della Relatività generale si fonda essenzialmente su due principi. Il primo è un'affermazione che riguarda, una volta di più, il carattere delle leggi fisiche.
Secondo la "Teoria della Relatività generale":
le leggi devono essere formulate in modo da non dover dipendere dal luogo in cui vengono applicate e dal moto dell'osservatore.
Ciò significa che i suoi requisiti sono più generali rispetto a quelli della Teoria ristretta, per la quale le leggi devono essere valide per osservatori che si spostano di moto rettilineo uniforme. I corollari della Teoria speciale non valgono quando ci si avvicina a un forte campo gravitazionale, se si cambia la direzione del moto, oppure quando se ne modifica la velocità. In questi casi i risultati della Teoria speciale devono essere sostituiti da quelli della Teoria generale.
Il secondo principio fondamentale è chiamato principio di equivalenza:

esso afferma che gravità e accelerazione hanno molti aspetti in comune e sono, da un certo punto di vista, equivalenti.
 
Ognuno di noi può verificarlo empiricamente: quando un ascensore inizia a salire avvertiamo un leggero aumento del nostro peso e un senso di vuoto allo stomaco; quando l'ascensore si ferma, la sensazione è di leggerezza. Ciò significa che un'accelerazione verso l'alto è in grado di aumentare la forza di gravità esercitata sui nostri corpi, mentre un'accelerazione verso il basso ne provoca la diminuzione. Sono forze di tipo gravitazionale anche quelle che avvertiamo a bordo di un'automobile in rapida accelerazione: in questo caso la forza risultante ci schiaccia contro il sedile. Ne sanno qualcosa gli astronauti quando i loro veicoli spaziali sono in fase di accelerazione, e per imparare a sopportare questo tipo di forze vengono sottoposti a periodi di preparazione all'interno di una centrifuga atta a simulare proprio gli effetti della gravità. Questi due principi fondamentali portano a svariate conclusioni di notevole importanza, la prima delle quali riguarda il moto delle particelle.


Secondo la prima legge di Newton, una particella permane nel proprio stato di quiete o di moto rettilineo uniforme a meno che non le venga applicata una forza tendente a modificare uno di questi due stati iniziali. Ciò significa che la quiete o il moto rettilineo uniforme sono le condizioni normali delle particelle e che, se si trovano nell'uno o nell'altro stato, su di esse non agisce alcuna forza. Per ognuno dei due possibili stati la linea d'universo di una particella nello spazio-tempo sarebbe una retta.

In matematica la linea retta viene definita come la distanza più breve tra due punti. Ciò è vero se uniamo due punti su una superficie piana o nel consueto spazio tridimensionale. ma non è più vero se siamo obbligati a spostarci su una superficie curva o all'interno di una regione limitata dello spazio che presenta una curvatura. Le barche e le navi che attraversano la superficie marina, una superficie curva, devono tener conto di tale conformazione al momento di stabilire la rotta. Un velivolo è obbligato a spostarsi nell'atmosfera terrestre, il cui spessore è minimo rispetto al raggio della Terra, quindi anche in questo caso per i tragitti particolarmente lunghi bisogna tener conto della curvatura dell'atmosfera. I piloti e gli ufficiali di rotta lo sanno molto bene; i marinai, quando devono viaggiare da un porto a un altro che dista migliaia di miglia, sanno di doversi spostare lungo quelli che sono chiamati archi dei cerchi massimi (un cerchio massimo divide la superficie della Terra esattamente a metà). Questo cerchio costituisce un caso particolare di una classe di linee matematiche chiamate geodetiche, che rappresentano il «cammino più breve» che unisce fra loro due punti su una superficie curva o in uno spazio «curvo». Questo concetto può essere utile per discutere una delle conseguenze della Teoria generale.

Sulla «curvatura» dello spazio-tempo
La Teoria generale considera «normale» il moto in presenza di gravità, il che implica che non bisogna cercare altre forze a meno che un corpo si muova in modo diverso dal suo «moto normale». Però la sua linea d'universo attraverso lo spazio e il tempo sarà retta solo se si trova lontana da qualsiasi oggetto dotato di massa. Secondo questa teoria la «forma» dello spazio-tempo vicino a oggetti dotati di massa non è piatta ma curva, e pertanto, nella situazione di uno spazio-tempo «curvo», le particelle seguono speciali geodetiche curvilinee. La «curvatura» dello spazio-tempo è determinata dalla presenza e dalla distribuzione della materia e, dato che esiste una massa anche nell'energia, dalla distribuzione di quest'ultima. Le regole che ci consentono di calcolare la curvatura dello spazio-tempo in base alla distribuzione di massa e di energia sono chiamate equazioni di campo.


Una volta calcolata la curvatura dello spazio-tempo, attraverso le equazioni di campo, possiamo calcolare le geodetiche di questo spazio-tempo, che a loro volta ci indicheranno il movimento delle particelle quando non sono soggette ad altre forze come, per esempio, l'elettricità e il magnetismo. Un raggio luminoso, lungo il quale l'informazione viaggia alla velocità della luce, sarà una geodetica speciale, denominata « geodetica di lunghezza nulla». Lontana da qualsiasi corpo provvisto di massa, questa geodetica di lunghezza nulla sarà una linea retta. Quindi, per le enormi distanze tra le stelle, possiamo trattare la luce come se si muovesse in linea retta, con un elevato grado di approssimazione. Ma questo non è più vero nelle vicinanze di corpi dotati di massa.

Accanto alla Terra, la cui massa è inferiore a quella del Sole, la curvatura di un raggio di luce è minima. E invece possibile rilevare questo effetto su un raggio di luce che sfiora la superficie del Sole, in determinate circostanze, come per esempio durante un'eclissi totale di Sole. Immaginiamo che in un determinato momento dell'anno una stella si trovi esattamente dietro il Sole, e che alcuni dei suoi raggi ne sfiorino la superficie per poi raggiungere la Terra. In questo caso saremmo in grado di vedere dietro al Sole. In una situazione normale la luminosità del Sole ci impedirebbe di osservare la stella ma, durante un'eclissi totale di Sole, la Luna si frappone tra noi e il Sole celandone i raggi e consentendoci di vedere la stella. La massa della Luna è notevolmente inferiore a quella del Sole, quindi il suo effetto è trascurabile. Questo esperimento è stato condotto per la prima volta nel 1919: le fotografie scattate durante l'eclissi fornirono una conferma convincente delle previsioni della Teoria della Relatività generale e, da un giorno all'altro, Albert Einstein divenne uno scienziato famoso in tutto il mondo.

A proposito di un paio di strane idee l'evento, l'osservatore e il segnale

Vogliamo ora considerare alcune delle sue anticonvenzionali concezioni sul posto dell'uomo nel mondo e il suo modo di concepire la mente.
Una delle caratteristiche fondamentali di Einstein fu il suo modo di dare l'impressione di vivere la sua fisica. Il suo esempio demolisce completamente l'idea che la fisica sia una questione puramente intellettuale
La fisica non era per lui un'arida routine: era il suo tentativo di comprendere il lavoro di Dio.
Le scoperte di Einstein hanno introdotto nella fisica una nuova unità, come osserva Bronowski, composta da un'inestricabile triade: l'evento, l'osservatore e il segnale che li collega tra loro.
La fisica non consiste di eventi; consiste di osservazioni, e fra l'evento e l'osservatore deve passare un segnale
(per esempio un raggio di luce, un'onda o un impulso) che semplicemente non può essere eliminato dall'osservazione... Evento, segnale e osservatore: è questa la relazione che Einstein vide come l'unità fondamentale nella fisica. La Relatività è la comprensione del mondo non come eventi ma come relazioni .

Pertanto, nella Relatività speciale, gli individui partecipano all'immagine del mondo soltanto per essere inclusi in qualcosa di più grande dei sé individuale. A meno che non ci si spinga oltre il sé, non si ottiene alcuna immagine del mondo. Questa sconvolgente teoria, dimostrata al di là di ogni dubbio e universalmente accettata, si armonizza alla perfezione con la concezione di Einstein secondo cui gli individui s'inseriscono in unità sempre più grandi: e, in questo modo, si connettono, come affermò, «con tutti gli esseri viventi».
Procedere oltre la prigione dell'individualità fino a una consapevolezza esperienziale di questo «tutto significante» era per Einstein un grande compito nella vita, che egli descrive in un passo molto spesso citato:

Un essere umano fa parte della totalità che noi chiamiamo «universo», è una parte limitata nello spazio e nel tempo. Egli percepisce i suoi pensieri e sentimenti come qualcosa di separato dal resto: una sorta d'illusione ottica della sua coscienza. Questa illusione è per noi una specie di prigione e ci limita nelle nostre decisioni personali e nell'affetto per le persone che ci sono più vicine. Il nostro compito dev'essere quello di liberarci da questa prigione allargando la portata della nostra affettività fino ad abbracciare tutti gli esseri viventi e l'intera natura nella sua bellezza .
Il vero valore dell'essere umano è determinato principalmente dalla misura e dal modo in cui ha ottenuto la liberazione dall'ego.


Un'inequivocabile promessa d'immortalità è presente nelle idee di Einstein, idee che scaturiscono dalle interpretazioni del tempo formulate dalla fisica moderna, in cui esso è privato del suo carattere esterno, fluido, lineare. Sulla base di queste concezioni, sorgono concetti completamente nuovi di passato, presente e futuro: viene inoltre a cadere il concetto di morte come evento ultimo, finale.

Nel 1905 Einstein pubblicò il suo trattato sulla Relatività speciale. Alla fine di questo saggio, destinato a cambiare per sempre i nostri concetti di spazio e di tempo, egli ringraziò Michele Besso, suo intimo amico fin dai tempi in cui lavoravano insieme nell'Ufficio Brevetti di Berna; con lui aveva allora discusso ed elaborato le proprie idee ancora allo stadio embrionale. La loro profonda amicizia durò tutta la vita e nel 1955, quando Besso mori, Einstein scrisse ai famigliari una lettera con cui esprimeva le sue idee sull'immortalità:
 La nostra amicizia aveva come fondamento i nostri anni di studio a Zurigo, dove c'incontravamo regolarmente alle manifestazioni musicali... più tardi l'ufficio brevetti ci unì nuovamente. Quando tornavamo a casa insieme, le nostre conversazioni erano di un fascino indimenticabile... E ora mi ha preceduto di poco dando addio a questo strano mondo. Ciò non significa nulla. Per noi fisici credenti la distinzione fra passato, presente e futuro è soltanto un'illusione, anche se dura a morire.


E' facile trovare conferma della natura della mente non localizzata, affine all'anima, fra poeti, mistici e filosofi; si possono anche aggiungere all'elenco pochi scienziati che, di tanto in tanto, si sono trastullati con l'idea. Ma è estremamente raro trovare uno scienziato contemporaneo di spicco, che abbia apportato contributi fondamentali alla sua disciplina e che abbia anche apertamente dichiarato che la mente è universale.

La mente Universale

Così ha fatto Henry Margenau (a sinistra), professore emerito di fisica e filosofia naturale presso l'Università di Yale. Nel quadro di una carriera d'illustre teorico di fisica molecolare e nucleare, il professor Margenau diede l'avvio a una ricerca sui fondamenti filosofici della scienza naturale.

Margenau ha ampliato la visione del mondo del laboratorio di fisica suggerendo che la scienza accenna a una realtà che possiede un suo peculiare significato non solo quando si lavora in un laboratorio di fisica ma anche quando si contrattano azioni in borsa, si attraversa la strada o si sbrina il frigorifero. Una visione dei mondo che espande lontano il suo raggio d'azione ed è onnicomprensiva, contenendo tutte le visioni del mondo sussidiarie, utilitarie, quelle in cui continuiamo a entrare e uscire nella nostra vita quotidiana. Margenau è certo che sia possibile parlare con il linguaggio del fisico a proposito dell'unità che abbraccia distanti livelli di natura grazie alle rivelazioni della scienza moderna. Per dimostrare di non essere il solo a nutrire questa convinzione, accenna alle intuizioni di due figure di primaria grandezza nella fisica moderna, Werner Heisenberg e David Bohm.
Poco prima della sua morte, Heisenberg pubblicò un saggio contenente l'ipotesi che certi concetti fondamentali, meccanicistici, di senso comune, come «composto» e «dotato di parti distinte e nominabili», possano essere privi di significato per le verità ultime a cui la fisica cerca di arrivare.

E il fisico Bohm espresse la stessa sensazione.
«Così», affermò, «si arriva a una nuova nozione di totalità ininterrotta che nega l'idea classica di analizzabilità del mondo in parti esistenti separatamente e indipendentemente».
E anche se il "pensare in termini di parti" si è arrestato al livello degli atomi Margenau pone un interrogativo fondamentale:
questo tipo di negazione [la negazione della separabilità in parti] dovrebbe anche essere necessaria per la coscienza, per la mente, così che il problema di menti separate, che compongono la Mente Universale o che a essa si aggiungono, possa assumere un significato?


Certi filosofi che contribuirono ai Veda e alle Upanishad (testi sacri orientali) darebbero una risposta chiaramente affermativa, e le testimonianze dei mistici sulle proprie esperienze estatiche di fusione con Dio forniscono una prova ulteriore della natura innumerevole delle anime.

Questi grandi fisici suggeriscono che il concetto di totalità non si limita agli atomi. Se «pensare in termini di parti» è inappropriato al livello degli atomi, lo è anche al livello delle menti.
E che cos'è la mente senza parti?
E' la Mente Una o Mente Universale, il
«Tao, Logos, Brahman, Atman, l'Assoluto, Mana, Spirito Santo, Weltgeist, o semplicemente Dio».
Per Margenau, il fatto che noi tutti percepiamo lo stesso mondo in modo unico è una prova dell'esistenza della Mente Universale.
Certo, la visione che ciascuno ha della realtà non è precisamente identica, come ampiamente documentato da decenni di esperimenti di psicologia della percezione. Eppure esiste un'approssimativa, ma indubitabile analogia tra le nostre visioni; possiamo comunicarci esperienze condivise riguardanti il nostro mondo senza eccessiva difficoltà.
Ora, come giudicare il fatto che noi condividiamo collettivamente una visione coerente del mondo?

Questo fatto è profondamente importante, afferma Margenau:
dopo che noi introiettiamo stimoli, alla fine, essi vengono trascritti... [in una] realtà fisica, essenzialmente uguale per tutti... [Questa] unità del tutto se ricordiamo che la materia è una costruzione della mente implica l'universalità della mente stessa.
Questa importante possibilità viene continuamente ignorata da psicologi della percezione, neurologi e filosofi della mente.
Se, come ammette la moderna neuroscienza, noi non conosciamo nulla se non attraverso i sensi, perché allora non esiste un mondo diverso per ciascun cervello?
I cervelli non sono identici neppure nei gemelli monozigoti. Lo stesso cervello, d'altra parte, da un momento all'altro, può percepire gli stessi stimoli in modo diverso ed elaborare una diversa visione del mondo. Quando consideriamo quanto potrebbero essere radicalmente differenti le immagini create dai nostri cervelli, è straordinario che invece le nostre visioni del mondo si rivelino tanto coerenti.

Il motivo per cui sono coerenti, spiega Margenau, non è perché i nostri cervelli sono simili o funzionano allo stesso modo, ma perché le nostre menti sono una.
Ci vuole una singola coscienza per comporre una visione singola del mondo, specie quando tale immagine viene assemblata dai circa 7 miliardi di cervelli esistenti sul nostro pianeta. Soltanto la Mente Una, la Mente Universale, potrebbe pervenire a un simile risultato. Per poter agire in questo modo, deve essere non localizzata nel senso di essere al di là di cervelli e corpi individuali. Se la Mente Una non elaborasse l'enorme mole di dati sensoriali percepiti ogni minuto dall'oceano di cervelli esistenti sulla terra, potremmo aspettarci la formazione di immagini del mondo talmente diverse da essere incomunicabili.
Qualcuno obietta che l'immagine da noi percepita della realtà è una perché esiste solo un mondo da cui trarla.
Questa concezione è improntata a un ingenuo realismo.
Margenau e i fisici moderni in generale ci chiedono di superarla, perché non c'è una realtà «là fuori» da poter considerare totalmente esterna, obiettiva e uguale per ciascuno. Esiste un aspetto della realtà che è più profondo degli oggetti «esterni» e che deve includere la mente. In ultima analisi questa è la realtà dell'Uno, la Mente Universale che, nella sua più onnicomprensiva espressione.

La visione della Mente Una concorda con la fisica moderna e con molte delle grandi tradizioni spirituali dell'umanità.
Se l'Uno è veramente questo, se è Uno, allora noi siamo parti di esso: ma non soltanto una «parte», perché allora noi violiamo la relazione non duale contro cui Wilber ci mette in guardia.
In ultima analisi, dobbiamo andare oltre all'idea che la nostra mente sia una parte di qualsiasi altra cosa: riconoscendo, come disse il fisico Schródinger, che a un certo livello noi siamo la Mente Una. Infatti se qualcosa fosse all'esterno di essa, compresi noi stessi, essa non potrebbe essere l'Uno: totale, completo, ultimo.
Margenau, come Schródinger, si rende chiaramente conto delle implicazioni spirituali dell'assorbimento della «parte» nel tutto. E' in causa niente di meno che la relazione dell'umanità con Dio.
Come egli afferma:  
“Se le mie conclusioni sono corrette, ciascun individuo è parte di Dio o parte della Mente Universale. Uso la frase «parte di» con esitazione, ricordando il suo carattere approssimativo e la sua inapplicabilità perfino nella fisica recente. Forse un modo migliore di presentare la situazione è dire che ciascuno di noi è la Mente Universale ma afflitto da limitazioni che oscurano tutto fuorché un'esigua frazione dei suoi aspetti e proprietà”.

Nelle scienze che studiano la vita, come la biologia e la medicina, gli scienziati non sono abituati a trattare con entità non materiali. La frase stessa fa pensare a fantasmi e spiriti. Ma nella fisica moderna la situazione è diversa. Qui gli scienziati hanno concetti che si applicano a molte entità non materiali, molte delle quali sono chiamate campi; anche se questi non sono materiali, per la maggior parte sono tuttavia associati con la materia. Essi comprendono, per esempio, il campo di flusso di un liquido in movimento, i campi elettrici ed elettromagnetici che circondano i corpi, i campi di temperatura dell'atmosfera e i campi di tensione all'interno di un solido compresso.
Esistono però altri campi che non richiedono la presenza della materia per avere significato. Essi non sono connessi a cose materiali e non potrebbero mai essere chiamati materiali: per esempio, il campo metrico nella Relatività generale, i campi di radiazione e parecchi campi astratti che si hanno in fisica nucleare.
Inoltre ci sono i campi di probabilità, che sono, come dice Margenau, fra gli elementi «osservabili» fondamentali in fisica quantistica insieme con quantità come posizione, velocità, massa ed energia.
I campi di probabilità caratterizzano l'essenza della fisica quantistica, e svolgono un ruolo chiave nel modello di Margenau della Mente Universale.
L'idea che la mente potrebbe essere un campo non materiale, in grado di produrre mutamenti fisici nella realtà, non è stata accolta con entusiasmo dalla biologia moderna.
I biologi solo con riluttanza stanno cominciando a rendersi conto, ammesso che lo facciano, che la mente non è fisicamente dipendente dal cervello e dal corpo e che non può essere compresa completamente in termini di chimica del cervello e di anatomia.
Il fisico inglese Paul Davies osserva:
«La fisica, che ha aperto la strada a tutte le altre scienze, ora si sta muovendo verso una concezione della mente più accomodante, mentre le scienze della vita, seguendo il sentiero tracciato dai fisici del secolo scorso, stanno cercando di abolirla del tutto e cita l'osservazione del bioscienziato Harol questo «curioso rovesciamento»: quello che è successo è che in biologia un tempo ferventi sostenitori di un ruolo privilegiato per la mente umana nella gerarchia della natura, si sono spostati implacabilmente verso il crudo materialismo che caratterizzò la fisica del diciannovesimo secolo. Nello stesso tempo, i fisici, di fronte a prove sperimentali inoppugnabili, si sono allontanati da modelli strettamente meccanicistici dell'universo, avvicinandosi a una visione secondo cui la mente ha un ruolo integrante in tutti gli eventi fisici. E' come se queste discipline si trovassero su due veloci treni lanciati in direzioni opposte e non vedessero quello che sta succedendo in mezzo ai binari.

Benché eretica, se osservata secondo l'ottica del materialismo biologico moderno, la visione di Margenau sulla natura non materiale della mente troverebbe un'accoglienza favorevole presso alcuni dei più grandi fisici del nostro secolo.
Niels Bohr ha dichiarato:
«Noi non possiamo trovare nulla in fisica o in chimica che abbia un sia pur remoto rapporto con la coscienza».
Anche il suo contemporaneo Werner Heisenberg, il creatore del principio d'indeterminatezza nella fisica moderna, ha esposto la questione in termini categorici:
«Non può esserci dubbio», ha affermato, «che la coscienza non esista in fisica e in chimica, e io non riesco a vedere come si potrebbe desumerne l'idea dalla Meccanica quantistica».
Ciascuno a suo modo, questi fisici, Bohr, Heisenberg e Margenau, hanno assunto essenzialmente la stessa posizione:
la coscienza non può essere pienamente spiegata dalle scienze fisiche così come sono attualmente intese.
Ecco una grossa riserva che molti biologi e filosofi avanzano nei confronti delle concezioni di Margenau riguarda la natura non materiale che egli attribuisce alla mente.
Come può un'entità non materiale che è totalmente indipendente dalla materia fare una qualsiasi cosa?
Possono delle «cose» non materiali agire su cose materiali?
Margenau suggerisce la possibilità irrazionale che cose immateriali possano far muovere cose materiali. Ma nella Meccanica quantistica l'irrazionale ha finito per essere ammesso: le interazioni fra il non materiale e il materiale sono ormai date per scontate.
Come osserva Margenau,  
«è noto che le interazioni fra l'immateriale e il materiale avvengono, anzi abbondano [nella fisica moderna]. Ogni motore elettrico dipende da esse... [Ed] entità elusive come i campi di probabilità, un costrutto puramente matematico...influenzano il comportamento di entità atomiche.
Com'è possibile che avvenga questa interazione a doppio senso di circolazione fra mente non materiale e cervello materiale?

Nella situazione tipica, quando una certa attività si compie fra due entità interagenti fra loro, si trasferisce un certo quantitativo di energia. Ma non tutte le interazioni che avvengono nel mondo fisico sono nella natura degli scambi di energia.Esistono, per esempio, i meccanismi di controllo o di guida, in cui nessuna attività viene espletata e quindi nessun quantitativo di energia è trasferito.

Un esempio citato da Margenau è quello di un treno che descrive una curva: i binari premono contro le ruote del veicolo, esercitando una forza, ma la forza è perpendicolare allo spostamento, e quindi nessuna attività viene compiuta. Qui è fondamentale rendersi conto che nozioni ordinarie di ciò che comunemente significa per un sistema «compiere attività» su di un altro possono non essere più valide.
Quando in natura delle entità interagiscono, l'energia totale del sistema interagente prima e dopo che abbia luogo l'interazione rimane la stessa (l'energia si «conserva»). Tuttavia, osserva Margenau, nel mondo della fisica quantistica, ciò non è sempre vero: ci sono casi in cui il principio della conservazione di energia nella sua forma abituale non regge; come esempio si potrebbe accennare al passaggio degli elettroni attraverso delle barriere... e forse il fatto più miracoloso di tutti è che una massa fisica può essere creata dal nulla senza contraddire le leggi della fisica.

Questo spalanca una porta a favore dell'influenza della mente non materiale sul cervello materiale, senza che la mente debba intervenire con un certo quoziente di energia da spendere nel processo.
Il quadro che emerge dalle osservazioni di Margenau, quindi, è questo
la mente non materiale può essere completamente libera e indipendente dal cervello fisico, eppure pienamente in grado d'influenzarlo,
senza dover fornire alcun quantitativo di energia nell'interpretazione.
Questa possibilità, per tanto tempo negata in biologia, è pienamente permissibile nella fisica moderna in perfetto accordo con principi noti e senza violare nessuna legge.

Margenau si sofferma sul modo in cui l'interazione mente-cervello può manifestarsi in sistemi fisici complicatissimi come il cervello, i neuroni e gli organi sensori, le cui componenti sono abbastanza esigue da essere governate da leggi quantistiche probabilistiche, l'organo fisico è sempre calibrato per una moltitudine di possibili mutamenti, ciascuno con una definita probabilità: se avviene un cambiamento che richiede energia... l'intricato organismo la fornisce automaticamente. Di conseguenza, anche se la mente non ha nulla a che fare con il cambiamento, cioè se c'è interazione fra mente e corpo, alla mente non è richiesto di fornire energia.
Quindi la risposta al perenne problema di come la mente non materiale fornisca energia per influire sul cervello o sul corpo materiale può essere questa: non la fornisce. L'energia può provenire dal cervello.
Che «aspetto» potrebbe avere una Mente Universale?
Di questa Mente, Margenau afferma:  
"La sua conoscenza comprende non solo l'intero presente ma anche tutti gli eventi passati. Più o meno come il nostro pensiero può esplorare l'intero spazio e giungere a conoscerlo, così la Mente Universale può viaggiare avanti e indietro attraverso il tempo a volontà" .
Se le nostre menti fanno parte di questa Mente Universale, anche loro, come essa, sono non localizzate nel tempo e nello spazio.
Ma, se le cose stanno così, perché ci sentiamo così localizzati?
Perché avvertiamo un senso così schiacciante del presente e un così pesante senso di limitazione a questo spazio immediato?
Perché ci sentiamo cosi individuali, imprigionati nei nostri corpi?
Perché dovremmo essere cosi tormentati, come lo siamo stati per millenni, dal problema di scoprire se siamo dotati di una qualsiasi libertà di coscienza o se la nostra vita sia predeterminata?
Queste non sono caratteristiche che ci aspetteremmo di trovare in menti che fanno parte di una Mente Universale, non localizzata. Margenau crede che in noi il senso della nostra universalità sia indebolito dalle limitazioni fisiche del corpo.
Eppure queste limitazioni fisiche non sono assolute, e nell'intero corso della storia molte persone sono riuscite a superarle. Tutte le grandi tradizioni spirituali abbondano di prove del fatto che, se vengono seguite certe prescrizioni, la natura universale, non localizzata di una persona emerge.
Ma le limitazioni sono reali.
Una delle più angosciose è il nostro modo rigido di percepire il tempo.
Margenau usa la metafora di «fessura di tempo» per enfatizzare la nostra capacità di vedere solo una fetta piccolissima dell'intero panorama del tempo. Così come possiamo vedere soltanto una banda ristretta dell'intero spettro elettromagnetico che chiamiamo «luce», analogamente possiamo percepire solo un esiguo frammento del tempo, che chiamiamo «l'adesso».



Questa limitazione nella coscienza della totalità del tempo contribuisce al nostro senso di essere intrappolati e alla deriva nel tempo. di essere limitati a un solo arco di vita e di sentirci disperatamente mortali, destinati alla morte.
Un'altra grave limitazione che c'impedisce di usare le nostre menti in senso universale e non localistico è ciò che Margenau chiama il «muro personale» (NdC.: analogo dei "veli" della Cabala).
Il muro personale
«produce il senso prevalente d'isolamento individuale e ci dà un'identità oltre che un ego».
Il peggiore dei suoi possibili effetti è quello di creare un senso d'isolamento e di solitudine, che può essere totalmente oppressivo e morboso, perfino mortale.
Ma, come abbiamo visto abbondantemente nei capitoli precedenti, né la fessura di tempo né il muro personale sono assoluti. In alcune circostanze, molte delle quali possiamo imparare a controllare, essi possono diventare «più o meno opachi».
Oltre alla fessura di tempo e al muro personale, che inibiscono la nostra identificazione con la Mente Universale, c'è ancora un altro impedimento che influenza in modo cruciale il carattere della nostra condizione umana: il «muro stocastico».
La parola «stocastico» deriva dal greco stochos, che designa un «obiettivo», uno «scopo» o una «congettura». Questo termine esprime il fatto che nella condizione umana sono insite casualità e incertezza. E chi può negarlo? Nessuno realmente vive la sua vita come se fosse fissa e determinata, neppure le persone che professano di credere nel determinismo.
Margenau suggerisce che il motivo per cui le nostre vite ci sembrano essere permeate dall'incertezza è che il mondo al livello invisibile, silenzioso, subatomico è incerto; questa però non è una condizione miserabile: anzi, è vero il contrario.
Infatti è proprio l'incertezza del mondo che permette perlomeno la possibilità del libero arbitrio. Oltre all'incertezza però è necessario un altro elemento: la scelta.
Quindi, sostiene Margenau, sono necessari due elementi perché la libertà umana sia una realtà: la scelta e la possibilità di agire.
Per Margenau, non esistono limitazioni al più elevato livello della Mente:
la Mente Universale non ha fessura di tempo, nessun muro personale; la sua conoscenza non è limitata da probabilità quantistiche ... la Mente Universale non ha bisogno di memoria, poiché tutte le cose e tutti i processi, passato, presente e futuro, sono da essa afferrabili.
La metafora di Margenau della fessura di tempo è ricca d'implicazioni per i processi di conoscenza umani, per esempio la facoltà della memoria. Più è larga la fessura, meno limitati siamo nel tempo, più ricordiamo. Se i bordi della fessura di tempo sono netti, la nostra memoria è nettamente definita da determinati punti nel tempo; se invece sono imprecisi, la nostra memoria sarà inesatta in modo corrispondente. Tutti i problemi noti riguardanti la memoria possono essere metaforicamente concepiti come prodotti da variazioni nella nettezza dei bordi della fessura di tempo o da fluttuazioni nella sua ampiezza. Per tutti questi problemi di memoria c'è una cura: il ritorno della mente individuale, con la sua fessura di tempo, alla Mente Universale, che non ha nessuna fessura.
Non solamente il concetto di fessura di tempo ma anche quello di muro personale è responsabile di molte malattie umane. In certi stati di schizofrenia, il muro personale si dissolve in modo drammatico a un punto tale che il paziente non riesce più a distinguere se stesso da altre persone o da altre cose. Inoltre, la fessura di tempo può anche dilatarsi tanto da demolire in una persona il suo senso di passato, presente e futuro. Il muro stocastico può anche crollare e il senso di scelta e libertà può divenire distorto. Un individuo può pensare di avere un controllo totale di tutti gli eventi manifestando questa convinzione con allucinazioni messianiche o credendo di essere letteralmente Dio incarnato. Oppure il muro stocastico può diventare ipertrofico, reso più spesso e più alto, tanto che la persona si sente completamente paralizzata, incapace di scegliere o agire nei modi anche più semplici.

Spesso, però, queste limitazioni possono variare nelle vite di persone del tutto comuni, non solo di schizofrenici. Per esempio, la fessura di tempo può dilatarsi in modo tale da permettere la precognizione o la preveggenza. Oppure il muro personale può abbassarsi tanto da consentire un'esperienza di sana empatia o connessione con altre persone ed esseri viventi.
Così Margenau descrive questo processo:  
[L'abbassamento del muro personale] accresce la nostra identità con gli altri.

Questo abbassamento del muro può avvenire in casi di straordinaria simpatia e amore per gli altri, di empatia spontanea attraverso l'attenzione concentrata, in meditazioni, in sogni, in esperienze personali che... rivelano realtà alternative. Può avvenire nella preghiera, quando un individuo si fonde con la Mente Universale. L'abbassamento del muro personale può permettere la percezione extrasensoriale sotto forma di incontro di informazioni, magari sotto forma di lettura del pensiero . E' quindi errato enfatizzare soltanto la natura negativa delle fluttuazioni della fessura di tempo e dei muri personale e stocastico, perché molte persone giudicano queste condizioni genuinamente spiritualizzanti e appaganti.

Stiamo assistendo ad una consacrazione da parte della fisica a quello che noi già avevamo appreso!

Da millenni si conoscono metodi per provocare intenzionalmente queste fluttuazioni. Le più grandi tradizioni spirituali del mondo forniscono prescrizioni che, se seguite, modificano radicalmente l'ampiezza della fessura di tempo e la rigidità e l'altezza del muro personale.
Esse ci insegnano quindi come realizzare gli aspetti eterni e infiniti del nostro essere: per arrivare a conoscere la mente ctonica, la Mente Universale, il Tao, l'Assoluto, l'Uno.
Ma, se una persona non si trova su uno di questi sentieri spirituali che sono stati ormai controllati e hanno resistito alla prova del tempo, l'improvviso dilatarsi della fessura di tempo o il crollo del muro personale possono essere disastrosi.

Il confronto inatteso con la realtà non localizzata può essere sconvolgente e totalmente devastante. Forse la più tumultuosa espressione di questa esperienza si determina attraverso l'uso di droghe; in questo caso la fessura di tempo può essere squarciata e il muro personale demolito in pochi attimi.
A seconda di molti complessi fattori, un soggetto può descrivere questa esperienza come estasi, consapevolezza superiore o puro e semplice terrore; alcuni si sono perfino suicidati per aver preso un contatto improvviso e inatteso con la realtà non localizzata con l'assunzione di droga. Di conseguenza, la decisione di toccare questa parte del proprio sé non dovrebbe essere mai presa a cuor leggero.
L'esperienza dovrebbe essere sempre affrontata in uno spirito di rispetto come una ricerca della Verità e mai, mai, come puro svago.


Come ha osservato il mitologo Joseph Campbell:
«La differenza è che la persona che non si regge a galla annega nell'acqua in cui il mistico nuota. E' necessario essere preparati per questa esperienza».
Margenau raccomanda quindi di portare rispetto alla fessura di tempo e al muro personale, poiché
«c'è un senso profondo in cui queste realtà sono benedizioni in un'esistenza umana finita»,
anche se limitano la nostra consapevolezza, nondimeno ci aiutano a mantenerci intatti finché non siamo pronti a intraprendere la ricerca che è il nostro vero scopo. Alla fine, comunque, la fessura di tempo deve allargarsi e i muri personale e stocastico devono abbassarsi se vogliamo realizzare la nostra natura universale, non localizzata; non si sottolineeranno mai abbastanza le implicazioni spirituali di un'attenuazione di queste restrizioni.
L'abbattimento totale dei muro personale e l'allargamento all'infinito della fessura di tempo possono permettere a una persona di fondersi con l'Uno.
Margenau descrive le sensazioni che tale fusione potrebbe suscitare:

“Ciò che... intendo dire è che il sé conscio tornerà alla sua origine presunta, cioè la Mente Universale, e da ciò sembra derivare che, come parte di Dio, il sé conscio ha la facoltà di rivisitare tutti gli aspetti della sua esperienza terrena, e forse anche la possibilità di dimenticarli e di consegnarsi all'oblio (o addirittura all'estinzione). Ma il pensiero cruciale, l'attesa di una riunione con Dio, contiene già una qualche consolazione, e la speranza, anzi, la promessa della morte come esperienza unica” 


CONCLUSIONE

Riepilogando, la visione di Margenau è nella tradizione dei fisici Schródinger e Bohm. 
Il presunto conflitto fra la scienza e 1'eterna ricerca spirituale dell'umanità risiede nel fatto che la scienza non è stata spinta abbastanza lontano.

Se le nostre interpretazioni del mondo fisico sono di corto respiro, come nella visione classica del mondo, noi vediamo noi stessi in un quadro parcellizzato che va alla deriva, verso una fine nel tempo. Se invece seguiamo le implicazioni della visione moderna dell'universo, possiamo nonostante tutto affermare le perenni intuizioni dei nostri più grandi visionari: noi siamo eterni, infiniti e Uno.
Contemporaneamente come dice  Margenau la fessura di tempo e il muro personale hanno una loro precisa funzione che é quella di consentirci di interagire con una limitata porzione di realtá.
In essa l'acquisizione e l'uso del potere locale sono rilevanti e costituiscono l'obbiettivo non solo di agenzie terrestri ma enti che si estendono al di lá della nostra comune percezione tridimensionale.
La consapevolezza dell'esistenza di una mente universale non ci deve indurre a rinnegare l'utilitá di essere qui e adesso o a creare una netta separazione fra Mente ctonica e Molteplicitá.
Fra l'una e l'altro esistono una molteplicitá di stati e di creature che li popolano con cui gli esseri umani hanno interagito per tutto il corso della loro storia.

Il funzionamento e le strutture legate a queste interazioni e la loro rilevanza negli eventi prossimi venturi saranno lo scopo dei prossimi articoli.

45 commenti:

Anonimo ha detto...

ad un certo punto dell'articolo c'e' la frase:

"e' una costruzione del nostro pensiero".

tutto e' una costruzione del nostro pensiero perche' quello che ci sembra fuori di noi, quella che chiamiamo realta', e' sempre vista attraverso di noi. siamo noi che:

pensiamo di vedere
pensiamo di sentire
pensiamo di toccare
ecc.
ecc.

questa e' l'unica cosa di cui possiamo essere completamente certi, che esistano i nostri pensieri.

il di fuori e' come noi decidiamo che sia ed e' tutto da scoprire... buon viaggio, a me incluso.

:-)
indopama

Clarius ha detto...

Partiamo dal principio, solo ora sono riuscito a leggere anche la prima parte.

I-Mente Ctonica
Come diceva Guglielmo di Ockham, non bisogna moltiplicare gli enti oltre la necessità.L'esperimento può certo dimostrare che esiste una mente Ctonica, ma ricorre a meno contorsionismi mentali la spiegazione per cui gli insegnanti si sono lasciati influenzare dalla traccia iniziale e hanno quindi dato voti più alti durante l'anno.Così come è posto l'esperimento non ci dice nulla.O leggiamo i dati o ci fidiamo, ma se l'interpretazione dei dati è di parte, perchè dovremmo fidarci?
Questo non significa che non esista una mente ctonica in natura;nel mondo animale, secondo le semplici catatteristiche della mente ctonica enunciate qui, la costruzione di un formicaio o di un alveare parte di un gruppo insetti non può che seguire i dettami di una mente generalizzata che muove i singoli individui.Semplicemente,l'esempio non verifica alcunchè ma fa illazioni non falsificabili (per dirla alla Popper) o non verificabili (per dirla col Positivismo logico)

Jung.
Il dibattito sulla pseudoscientificità della psicanalisi junghiana e/o freudiana è tutt'ora in corso.Grandi menti come quella di Adolf Grunbaum o James Hillman hanno smontato la pretesa di verificabilità della psicanalisi.
Non sto dicendo qui che le affermazioni di Jung sono false.A livello personale ammetto che possa esistere un "inconscio collettivo", posso ammettere che Jung sia stato un genio, non è questo il punto qui. Il punto è che le affermazioni di Jung non sono verificabili in alcun modo e tendono a ricadere nell'esempio fatto prima della Oak School.Non essendo verificabile,non può sperare di assurgere al ruolo di affermazione scientifica.Voglio ricordare anche che , per quanto letto finora, è anche tutta da dimostrare la somiglianza tra la mente Ctonica e l'inconscio collettivo.Per stessa ammissione dell'articolo "sono categorie dell'immaginazione, non categorie della ragione".
La mente Ctonica invece, per come avrebbe operato nell'esperimento di Oak, sembrerebbe avere caratteristiche "operative" e non ci "contenitore comune" di esperienze.
Andiamo avanti.

Clarius ha detto...

Eccolo il grave errore.Citando l'articolo:"Secondo Jung l'inconscio collettivo presenta le caratteristiche della mente ctonica che finora abbiamo visto".Questa affermazione è assolutamente NON FALSIFICABILE e dunque non può assurgere al rango di verità scientifica.Ripeto, non significa che è falsa tout court, semplicemente non può assurgere al rango.Resta da dimostrare se Jung fosse a conoscenza dell'esperimento di Oak o di qualcosa di simile:
ne dubito , e non capisco come potesse associare la sua teoria a un'altra esposta dopo di lui.
Forse si rifà ad un'altra teoria della mente Ctonica:se sì, quale?
«L'inconscio... ha il suo 'tempo' poiché passato, presente e futuro si fondono assieme in esso».
Giustissimo;personalmente credo che il tempo non esista proprio , che sia illusione e percepito come nastro -che -scorre in base alla peculiare struttura del nostro cervello.Nulla mi vieta di credere a ciò, di avere FEDE in ciò anche se la cosa non mi è dimostrabile(Pare che Godel abbia dimostrato l'irrealtà del tempo per via matematica.Spero un giorno di riuscire a seguirlo, ma ne dubito). Per questo nella coscienza o inconscio (nell'ambito del "non visibile" insomma ) la temporalità si confonde, si annulla.Ancora una volta , affermazioni non dimostrabili, ma non per questo non vere secondo però le categorie del sentire, dell'intuire.
«Giacché tutte le distinzioni svaniscono nella condizione inconscia», affermò, «è logico che anche la distinzione fra menti separate dovrebbe scomparire. Dovunque c'è un abbassamento del livello conscio, riscontriamo casi d'identità inconscia.»
Qui si potrebbe invocare il diritto di verificare la traduzione, così come è messa appare un avvicinamento tra la tesi di Oak e Jung.
Ma fra affermare una mancanza di determinazione (in senso filosofico:intedi "distacco", "separazione") fra le menti e affermare che questo "indeterminato" possa poi "informare" (metter forma) le menti e renderle più intelligenti , secondo l'esperimento di Oak, ce ne passa.Notare anche come Jung parli di ABBASSAMENTO della coscienza, per lui l'inconscio colelttivo è un REGREDIRE, non un innalzarsi.

Stacco e continuo dopo

corvo ha detto...

@claurius
prima di criticare Jung consiglerei di leggere nella II parte quello che dice Margenau che era un fisico.
Per guanto riguarda l'interpretazione degli esperimenti nel contesto di quello che viene presentato qui NON esiste un interpretazione di un osservatore distaccato. L'interpretazione, quale che sia, CREA la legge.

Clarius ha detto...

Approfitto per postare un commento di una persona laureata in Filosofia della Scienza , una persona del cui giudizio mi fido molto e a cui ho chiesto un parere su questi due articoli.
Non ha postato qui in proprio perchè non usa farlo e per praticità ha mandato il commento a me via mail.Questa persona ha le idee molto più chiare di me su cosa sia da considerarsi scientifico e cosa no!Il suo parere scavalca il mio :D


Ho letto sommariamente.
Mi sembra che le parole chiave di questo articolo siano: ripetibilità e osservabilità.
Questi due NON sono criteri di
scientificità. Se fosse così sarebbe scienza anche l'arte contemporanea (es
Andy Warhol).
Il loro può essere al limite un induttivismo, o un
verificazionismo. Entrambe queste posizioni sono state distrutte egregiamente
da Popper (per fortuna) anche se la psicanalisi ancora non vuole rendersene
conto.

Ti posto wikipedia a riguardo:

"Popper ha coniato l'espressione
razionalismo critico per descrivere il proprio approccio filosofico alla
scienza. L'espressione implica il rifiuto dell'empirismo logico,
dell'induttivismo e del verificazionismo. Popper afferma che le teorie
scientifiche sono proposizioni universali, espresse al modo indicativo, la cui
verosimiglianza può essere controllata solo indirettamente a partire dalle loro
conseguenze. La conoscenza umana è di natura congetturale e ipotetica, e trae
origine dall'attitudine dell'uomo di risolvere i problemi in cui si imbatte,
intendendo per problema la contraddizione tra quanto previsto da una teoria e i
fatti osservati. Popper pone al centro dell'epistemologia la fondamentale
asimmetria tra verificazione e falsificazione di una teoria scientifica:
infatti, per quanto numerose possano essere, le osservazioni sperimentali a
favore di una teoria non possono mai provarla definitivamente e basta anche
solo una smentita sperimentale per confutarla. La falsificabilità è anche il
criterio di demarcazione tra scienza e non scienza: una teoria è scientifica se
e solo se essa è falsificabile. Ciò conduce Popper ad attaccare le pretese di
scientificità della psicoanalisi e del materialismo dialettico del marxismo,
dal momento che queste teorie non possono essere falsificate."

Tradotto: ogni
scienza, per essere tale, deve indicare l'ipotesi per cui le sue asserzioni si
dimostrerebbero false. Es. la teoria della gravitazione direbbe: sono falsa se
troviamo un masso che invece di cadere verso il centro della terra cade verso
lo spazio aperto.

Questo articolo invece mi pare che aggiunga esempi su esempi
per dimostrare la sua verità. E' un procedimento QUANTITATIVO, non
QUALITATIVO.


Ciao
B

corvo ha detto...

@B & Claurius
Premesso che di Epistemologia avremo maniera di discutere quando parleremo di come Khun "distrugga" (che termine bellico) le idee astratte di Popper su come la scienza dovrebbe funzionare.

L'intera serie di articoli, che forse meriterebbe piú che uno sguardo distratto, NON é la dimostrazione di qualcosa. ma é la CONFUTAZIONE, esattamente in senso Popperiano del paradigma meccanicistico riduzionista.

Anonimo ha detto...

@ Clarius,
le tue osservazioni sono pertinenti, ma secondo me focalizzano su un aspetto del discorso di importanza secondaria.

Mi sembra semplicemente che Corvo porti degli esempi tratti dal patrimonio dell'esperienza scientifica atti a sostenere la sua tesi.

Che poi la psicanalisi non possa essere considerata una scienza ai sensi dei criteri popperiani, siamo d'accordo.

Ma voglio anche ricordare che il buon Popper non
può certo essere considerato lo "zenith" dell'epistemologia. Che mi frega sapere cosa può essere considerato scientificamente congruo secondo i criteri della scienza stessa? La scienza non è una sfera autonoma ed indipendente di conoscenza (parafrasando Godel)come vorrebbero i positivisti. Ma nasce dalla complessa interazione di istanze mentali, psicologiche, sociali, politiche e... spirituali!

Personalmente trovo più realistica l'epistemolgia post-positivista (es. Kuhn: la scienza è il miglior metodo di conoscenza possibile, ma è un dogma epistemologico). Ancor meglio l'epistmologia post-moderna (es. Feyerabend: la scienza procede con qualsiasi metodo utile a raggiungere i risultati che vuole ottenere).

Che poi Corvo abbia fatto un'interpretazione personale degli esempi raccolti, mettendoli in relazione tra loro (Jung - mente cosmica) mi sembra un'operazione lecita. Addirittura necessaria per chi volesse trarre qualcosa di nuovo.

Una mia osservazione verte invece sulla relazione tra mente individuale e mente cosmica. Tra le due io ci vedrei bene un altro ente che funge da mediatore. Una sorta di "isomorfismo mentale", cioè il fatto che le noste menti individuali e separate sono "costruite" secondo un modello comune (archetipico?) che ci permette di concepire la realtà in modo simile. Tale modello deriva certamente dalla mente cosmica.

Un particolare che non cambia il succo del dicorso.

Saluti.

Donato Cavallo

Clarius ha detto...

[prosegue]

[cit.articolo ]Jung la chiamò: «il farsi uno trascendente»; un'esperienza che metteva una persona in contatto con la Mente Unica. Ma in definitiva questa Mente Universale e la mente singola erano una sola e la medesima.

«Significa [questo] che la Mente non è che la nostra mente? 0 che la nostra mente è la Mente? Indubbiamente è vera la seconda ipotesi... »



Sulla base di quanto detto finora questo "indubbiamente" appare in tutta la ingiustificabilità.Sul fatto che invece poco dopo si affermi che è una "verità perfettamente accettata in Oriente", sarebbe meglio dire "opinione perfettamente accettata in Oriente".
A livello personale concordo con queste affermazioni, lo ripeto , ma qui non stiamo edulcorando le opinioni.
Se si vuole essere rispettati in ambito scientifico bisogna essere più rigorosi possibile, e queste affermazioni non sono lo sono. Mi verrebbe da citare quel bellissimo aforisma attribuito ad Aristotele e riferito a Platone.I due probabilmente si stimavano moltissimo e ricordiamo che secondo la tradizione Aristotele è stato allievo di Platone;i due per secoli sono stati visti -molto erronemente-come testimoni dell'uomo di scienza (A)opposto all'uomo di fede(P):"Platone è un amico, ma la Verità mi è più amica".

«La sensazione dell'infinito», ribadì, «...può essere raggiunta soltanto se perveniamo a un massimo grado di limitazione. Quando ci riconosciamo come unici... cioè in ultima analisi limitati... possediamo anche la capacità di diventare consci dell'infinito. Ma solo allora!».

Ci sono testimonianze di mistici e di gente comune che afferma , secondo lo schema logico
accettato, l'esatto contrario. E comunque anche qui mi pare che siamo nell'ambito del non -falsificabile in senso Popperiano, così come ben spiegato dalla persona di cui ho postato le argomentazioni sopra.

Più avanti si cita il rasoio di Ockham (o Occam, latinizzato) , ma non ho capito in che modo:per sostenere la tesi della mente Ctonica?
Non sarebbe un vero Rasoio di Occam, e comunque
questa appliczione del Rasoio mi conferma l'uso improprio e limitato che viene fatto di questi strumenti meravigliosi che sono la ragione umana
e i principi della logica in senso lato

«Il fatto, per esempio, che psicologi molto favorevoli all'uso di test ignorino questi risultati estremamente sconvolgenti e continuino a sottoporre a test persone e animali con l'accanimento di sempre e la pretesa di «obiettività» scientifica, è soltanto un piccolo esempio della determinazione con cui ci arrocchiamo nelle nostre difese quando la nostra abituale visione del mondo viene minacciata.»


Io non mi sento un "arroccato nelle mie difese"
e ritengo di essere una persona sufficientemente obiettiva. Che ci possa essere trasmissione di empatia tra uomini e topi (la citazine di Steinbeck è d'obbligo!)non lo nego a priori, ci mancherebbe.Per questo io chiedo a chi ritiene questo esperimento valido:
-l'errore sperimentale è stato contemplato?
-l'aspettativa che si pone nell'esperimento scientifico globalmente in atto non potrebbe subire alterazioni cosi' come l'aspettativa
nel soggetto specifico "verme"?
-Dov'è la possibilità di falsificare le
affermazioni in atto? Davvero non esistono contro-esperimenti di Oak che controbattano questi dati?Li devo cercare io?
-Se l'aspettativa nei confronti di un verme lo rende più "intelligente", anche l'appoggio di una tifoseria nei confronti di un calciatore dovrebbe renderlo più performante.

Adesso faccio una proposta:perche invece di utilizzare i vermi e i criceti per questi interessanti esperimenti sulla telepatia
non utilizziamo di più le persone ?(si, lo so che Oak h ausato le persone, ma mi riferisco agli esempi posti verso la fine della prima parte)Gli animali purtroppo , non potendo parlarci , non possono fornirci ulteriori elementi sui meccanismi interiori che portano ad
"anticipare" la realtà.

Clarius ha detto...

@Corvo

Gentilmente Corvo, come si fa in html
a rendere un testo in corsivo?
ogni volta che metto una citazione , si crea confusione!

Cerco di rispondere a questa tua risposta
che segue.
<@claurius
prima di criticare Jung consiglerei di leggere nella II parte quello che dice Margenau che era un fisico.
Per guanto riguarda l'interpretazione degli esperimenti nel contesto di quello che viene presentato qui NON esiste un interpretazione di un osservatore distaccato. L'interpretazione, quale che sia, CREA la legge.>

Ci metterò un pò a leggere tutto, non ho molto tempo purtroppo.Ti ricordo che non sono assolutamente contrario , a livello di opinione personale, sulla possibilità che esista una mente definita Ctonica , in senso lato.
Solo non la pongo come verità dimostrata.
Non esiste una interpretazione di un osservatore distaccato perchè nemmeno gli esperimenti psicologici hanno tutti i crismi per essere definiti "scientifici".Chiaro che sulla questione di cosa sia realmente scientifico difficilmente ne verremo fuori qui!Hai citato sotto lo straordnario Kuhn.Bene.Per me è stato un Genio del '900 e concordo in larga parte con le sue idee.Però Kuhn dice:il nuovo paradigma mette in discussione i risultati degli esperimenti,l'interpretazione che diamo all'esperimento.Il modo di FARE l'esperimento non è che cambia ad ogni alzata di Sole.Quello che CERCHIAMO cambia.Anche l'affermazione per cui "l'interpretazione crea la legge", messa così,va molto approfondita.
La mia esposizione è molto lacunosa, me ne rendo conto.Pian piano con il contributo di tutti
cercheremo di dipanarla anche solo di pochissimo,auguriamocelo.
Comunque , l'impressione iniziale che ne ricavo, magari sbagliata, è che tu Corvo sei poco propenso a metterti del tutto in gioco.
Io invece voglio credere, magari illusoriamente, di essere disposto a perdere tutto, non voglio avere remore

Clarius ha detto...

[cit.Corvo]L'intera serie di articoli, che forse meriterebbe piú che uno sguardo distratto, NON é la dimostrazione di qualcosa. ma é la CONFUTAZIONE, esattamente in senso Popperiano del paradigma meccanicistico riduzionista.

Corvo , ok, concettualmente ci siamo.
Però non possiamo fermarci qui, dobbiamo innanzitutto:
-definire il paradigma meccanicistico/riduzionista
-considerare se le nuove "rivoluzioni copernicane" alla Kuhn abbiano magari integrato
questo paradigma in un nuovo più ampio
-definire bene dove questo paradigma è falsificabile (quindi tu a Popper dai credito e non discredito ,mi pare di capire, perchè Donato lo discredita ) e in che modo è stato falsificato
da esperimenti di tipo psicologico
(non ho letto ancora la II parte, scusate :D)

C

corvo ha detto...

Fermo restando che sottoscrivo totalmente Donato sull'arroganza della posizione epistemologica Popperiana, che non considera minimamente le implicazioni epistemologiche di Eisemberg.

Faccio una proposta anche io: perché non applicare alla tua analisi i concetti che promuovi e provare certe cose da solo??

Per esempio nell'articolo vi sono citati innumerevoli dati riguardanti persone ed é riportato un link a un generatore di numeri casuali. Questo esperimento indica che gli esseri umani possono influenzare il caso in maniera non contemplata dalle attuali leggi statistiche.
Ergo, secondo Popper, esse sono False.

L'articolo parla anche di un esperimento di telecinesi fatto con palline di polisterolo, un poco piú difficile da ripetere.

Poi vi sono gli esperimenti di telepatia con Carte speciali, anche questi si possono ripetere, facilmente.

Altri lo hanno fatto e i loro studi sono disponibili. Il fatto che essi non siano main stream ha, come ho scritto sopra motivazioni
politiche ed epistemologiche.

Tutto questi dati ci porterebbe a due conclusioni.
- le (affermate) teorie meccaniciste riduzioniste sono CONFUTATE
- possiamo fare delle ipotesi su quale modello alternativo descriva meglio i fenomeni.

Ora un modello alternativo richiede una epistemologia alternativa, esattamente quello che accade con Popper che non capisce le implicazioni di Eisenberg.

Ma adesso veniamo allo scopo della nostra discussione Claurius.
Non é mia intenzione fare carriera universitaria ne farmi pubblicare da Science.

La mia intenzione é di fornire al lettore degli elementi che benché partano da concetti molto astratti avranno una ricaduta estremante pratica sulla sua vita.

Non é da aspettarsi che le informazioni che sto per divulgare trovino il beneplacito di chiunque sia in una posizione di potere: sia esso accademico come politico.

Infatti esse hanno un carattere tale da minare alla radice quelle posizioni.

Nel decidere di parlare di alcuni temi ho messo in conto il ridicolo come anche un pericolo concreto per la mia persona.
Sia in senso fisico che sociale.

Come ho scritto precedentemente ho deciso di parlare per un senso di responsabilitá etica.

Non intendo convincere nessuno di nulla.

Semplicemente non posso accettare l'idea che in futuro i miei figli mi dicano:

se lo sapevi COME HAI POTUTO TACERE?

Clarius ha detto...

@Donato

grazie Donato, bel post come sempre.
In pochi secondi posso solo dirti:
L'ultimo argomento che poni è quello famoso
aristotelico del "terzo uomo", che moltiplica poi a dismisura gli enti (servirà lo stesso schema per giustificare la mediazione tra I e III ente posto e tra II e III e cosi' all'infinito).
Si, chiaro che Corvo fa bene a postare esperimenti e cercare la connessione.
Mi pare che Popper non vedesse di buon occhio i Positivisti logici, anche se qualcuno ce lo mette dentro a forza, devo studiare meglio.
Confermo anch'io che dopo Kuhn e anche Feyerabend niente è più uguale a prima!Spero che ne riparleremo più in dettaglio.Scappo ora

C

Clarius ha detto...

Testare su di me questi esperimenti?
E' un'ottima idea!Ma forse non mi sono spiegato bene:io credo che la nostra mente abbia potenzialità di molto superiori a quelle conclamate e accettate da tutti.Credo che il Cosmo stesso contenga funzionalità di gran lunga superiori a quelle che sospettiamo.
Non sono un riduzionista e il signore mi fulmini
se un giorno lo diventerò.
Quello che voglio esprimere in questi commenti, è che tutto ciò che accade nel Cosmo , accade secondo leggi precise da cui non c'è scampo.
Quando accade qualcosa di cui non capiamo l'origine, è perchè le leggi sottostanti non sono state ancora padroneggiate.Il paradigma serve a porre le domande giuste per poter fare gli esperimenti giusti per poi trovare le leggi giuste.Tutto è integrato nel Cosmo, le teorie di Heisenberg hanno semplicemente colto un campo del reale sottoposto ad ULTERIORI leggi che ancora non conosciamo.Due molecole di idrogeno e una di ossigeno (per fare un esempio scemo), si combineranno sempre in acqua, a meno che non intervenga una legge che è sempre nello schema del Cosmo, ma non è stata ancora individuata.
Niente succede "per miracolo" o per sospensione delle leggi cosmiche (inteso come "del Tutto").
La costruzione della definizione di queste leggi però, è e deve continuare ad essere rigorosa.Che si segua lo schema verificazionista o quello falsificazionista, l'importante è definirle e padroneggiarle. L'alieno che gira sulle nostre teste e fa accelerare un involucro da zero a 1700km/h in due secondi, sicuramente "i bravi riduzionisti" direbbero
(se fosse fatto davanti a degli strumenti ,
in pieno sole e in modo reiterato) che non è possibile, giusto?Ecco, questo invece secondo me è possibile.Ma è possibile perchè?Non solo perchè l'ha fatto e basta (alla Hegel, quello che è Reale, è Razionale) indiscutibilmente, ma perchè ha sfruttato le proprietà di una qualche legge che non conosciamo e che lui alieno ha invece raggiunto nel corso di un lunghissimo, probabilmente, processo di studio che sarà costato i suoi bravi morti schiacciati e soffocati.Non ha senso però parlare di "legge fisica" qui.Tutto è fisico , tutto è integrato, tutto il reale fa parte di un "unicum" che NON FA SALTI.Aristotele diceva che la Natura ha "orrore del vuoto".Verissimo secondo me. Heisenberg si è affacciato su ciò che c'è oltre la dimensione atomica della materia, una dimensione che confluisce con la nostra, è integrata.Questo non vuol dire però che,siccome esiste il Quark che non può essere "visto" dato che appena lo cogli, la sua posizione diventa indeterminata,allora tutte le belle leggi trovate da Newton diventano cazzate (e qui il francesismo è doveroso).Le leggi di Newton troveranno il loro bravo posto nel nuovo paradigma, che contempla anche le scoperte di Heisenberg, e varranno sempre fin quando ci si muoverà a livello di particelle atomiche e non sub-atomiche.Il modo di interagire delle particelle sub-atomiche con quelle atomiche si troverà di certo, e sarà un modo contemplato da leggi del Cosmo.Personalemente poi, penso che il Cosmo sia composto da ulteriori sotto-livelli (o a dir meglio "sopra-livelli") di enti ancora più sottili e complicati da "svelare" nelle sue sovrastanti leggi che li dirigono.

Clarius

Clarius ha detto...

ps:
mi ha detto B, a cui ho accennato i risvolti
della discussione, di dirvi che Kuhn è un grande, ma alla fin fine propugna una "scienza del giorno dopo".A posteriori e tutto chiaro, ma lo sfida a porre un paradigma nuovo prima
che vengano rilevate anomalie nel vecchio.
Le sue teorie nn sono capaci di fare PREVISIONI,
cosa che fa davvero da discriminante fra pensiero scientifico e pseudoscientifico.La statistica non è una Scienza, è uno strumento matematico co-adiuvatore della Scienza.Se sono capace di prevedere un numero casuale, devo poterlo fare SEMPRE e in tutte le condizioni
verificabili, con qualsiasi clima! :D

yuma ha detto...

vorrei provare ad alleggerire a modo mio ...

sono d'accordo !

Anonimo ha detto...

Severo Clarius,
non intendo discreditare Popper, ma soltanto indicare che l'ambito di applicazione della sua epistemologia è limitato, e non totalizzante, come alcuni fautori dello scientismo vorrebbero.

Poi: di solito procedo in modo pragmatico e non vedo l'utilità di moltiplicarmi gli enti oltre la quantità che è necessaria per darmi una spiegazione che mi sembri soddisfacente. Spero che il sommo Aristotele non se ne voglia...

Anche le tue altre obiezioni sono sensate e ben poste, ma credo dovresti considerare che lo scopo di Corvo non è quello di produre un trattato di epistemologia, ma solo quello di fornire alcuni argomenti che servono al suo discorso principale, quindi su certi aspetti procede sommariamente.

Infine sono pienamente d'accordo con quanto dici nel post delle 2.37.
Vedremo se riusceremo ad integrare i vecchi paradigmi con quanto ci mostrerà Corvo prossimamente!

A proposito: Corvo, non vedo l'ora che superi questo argomento, temo di aver fatto indigestione di filosofia (o filosofologia?), burp!

Donato Cavallo

corvo ha detto...

Veramente Clarius, dovresti leggere il secondo articolo.
Non te ne faccio una colpa ma le tue argomentazioni sono piene di riduzionismo.
Sia quando applichi il concetto di SEMPRE che quando applichi il concetto di negazione.
Ambedue fanno riferimento a presunti parametri assoluti tipo: il tempo o la logica Booleana.

Ora tempo lineare e logica booeana (binaria) sono connaturati al cervello (distinto dalla mente) non alla natura (in senso ontologico).

Nella logica fuzzy (analogica) abbiamo condizioni in cui una cosa é contemporaneamente falsa e vera.

Se sono capace di prevedere un numero casuale, devo poterlo fare SEMPRE e in tutte le condizioni verificabili, con qualsiasi clima
questa é la PRINCIPALE causa del riduzionismo. Il volere atomizzare la realtá, nell'illusione che eliminando tutte le caratteristiche non rilevante quelle che rimangono sono sufficienti.
Facile per chi la fa.
Peccato che non serva a spiegare certe cose.
E allora che significa?
Che esse non possono esistere?
facciamo un esempio:
Poni che la capacitá di indovinare un numero sia influenzata dalla posizione di Saturno in cielo. Il bravo scienziato se ne accorgerebbe difficilmente, no?
Eppure numerose culture ci DICONO che Saturno é rilevanti nelle questioni di fortuna.


Credo che peró quello che tu voglia dire é che dobbiamo essere sicuri che una cosa FUNZIONI, che é quello che Donato citava di Feyerabend.
Della scienza non mi interessa che essa sia compatibile con l'attuale dogma, mi interessa che mi dia una spiegazione e che grazie ad essa io possa trarre delle conclusioni.

Credo che su questo siamo tutti d'accordo.

dato questo:

Gli UFO sono una tecnologia che permette di trasferire materia fra una dimensione e l'altra.

Se ne prendi e ne smonti uno, peró e scopri che il PILOTA e la MACCHINA sono interfacciati perché é la COSCIENZA del pilota che pilota la macchina (TAC ) a pilotarne la COSCIENZA (CAT).
Intuisci che per spiegarlo abbiamo bisogno di un paradigma radicalmente differente.

Se poi inizi a intuire che la loro capacitá di viaggiare attraverso le dimensioni é influenzata da una dinamica vibrazionale fra di esse ne hai una Ipotesi non coperta da nessuna teoria.

tuttavia Clarius noi NON ABBIAMO IL TEMPO di lasciare che prima o poi una nuova generazioni di filosofi mi dia ragione o torto.
Soprattutto nel momento in cui la scienza NON funziona piú secondo gli ideali ascetici ma é stata rimpiazzata da logiche di potere ben precise.

Detto questo accolgo volentieri il suggerimento di Donato.
Claurius, ti prometto che nel 2015 ci mettiamo davanti a una birra e riscriviamo l'epistemologia insieme.
Prima cerchiamo di arrivarci fino a li, sei d'accordo?

Clarius ha detto...

Si Corvo , sono d'accordo, a me sembra che quanto dici non stoni con quanto detto da me (ultimo commento mio, non il riportato di B)

Al più presto cerco di leggere la II parte,e
specifico perchè la mia posizione e la tua
collimano molto.

C

Clarius ha detto...

Eccomi, poi chiudo che se non lavoro oggi non mangio.

Nel tuo post sopra hai dato un paio di esempi che non fanno a cazzotti con la molto elementare visione del cosmo che ho dato io nel post precedente.
La logica fuzzy:non ho avuto modo di documentarmi, non la conosco, ma è chiaro
che potrebbe valere in una dimensione sub-atomica del reale.Non vedi delle affinità fra la concezione esoterica del piano Astrale (dove ciò che si pensa automaticamente si realizza:è il Solaris di Stanislaw Lem!) , e il campo della fisica scoperto da Heisenberg? Per gli esoteristi il piano astrale "inizia" dove "termina" il piano atomico. Credo che una parte di noi viva costantemente in questa dimensione sub atomica
(per alcuni esoteristi invece la coscienza tende a stare sempre nel piano più "spesso","grossolano" del reale.
Poi hai fatto l'esempio di Saturno,bene.
Ma anche questo rientra nello schema che dicevo,
si tratta appunto del fatto che ,come dicevo,quando si presenta un'anomalia c'è una legge di cui non si conosceva l'esistenza che sta intervenendo.E che si può padroneggiare, alla lunga,perchè è comunque una legge del Cosmo
(per inciso, Cotterell ha "dimostrato" che in realtà l'influenza dei pianeti nei confronti dell'uomo non è diretta, ma agisce attraverso il Sole;il campo magnetico del Sole, incredibilmente sensibile ai cambiamenti di posizione dei pianeti del sistema solare, agisce poi di riflesso in maniera estremamente rapida sulle parti più profonde dell'essere umano)

Anch'io mi auguro di vedere bene il 2015.

besos

Anonimo ha detto...

Complimenti a tutti!

Avevo visto i vostri commenti su I.S. e qui ma.... non credevo certo di incappare in tali menti superiori. Veramente.

Io non ci capisco un'acca, ma cercherò di applicarmi... perché mi siete simpatici!

E mi dispiacerebbe perdermi per strada!

GiBi

Anonimo ha detto...

Beh, da quello che ho capito... diciamo che siamo in una specie di scatola che si dissolve con la morte permettendoci di unirci al tutt'Uno.
E che alcuni esseri viventi (e non solo umani) sono capaci, previa preparazione, ad affrontare il passaggio in qualsiasi momento e, forse, a passare da una scatola alle altre... senza limite di tempo e di spazio.

Ci sono lontano? (questo è stato il mio pensiero di getto alla fine della lettura).

GiBi

Anonimo ha detto...

Complimenti per lo spessore culturale degli argomenti trattati. Da quello che continuo a percepire è che si voglia dimostrare "scientificamente" l'esistenza di "Dio" ribaltando il significato di "scienza" e contestualmente individuando nel concetto di "Mente Unica" il concetto stesso di "Dio".
Una cosa però mi sfugge. Quale dovrebbe essere la motivazione per cui il genere umano, attraverso la propria evoluzione darwiniana e poi successivamente con l'acquisizione della propria consapevolezza, ha accesso a questa presunta "Mente Unica"?
Saluti
Markus

Anonimo ha detto...

leggo tante citazioni, tante parole ma nessuna che venga da voi, dalla vostra esperienza, sono solo dei copia/incolla.

io invece voglio parlarvi di me, del mio quotidiano, di quello che e' la vita vista con la mia esperienza.

come ho gia' scritto in precedenza, se uno non diventa consapevole ed INTERAGISCE con la mente universale le parole rimarranno sempre e solo parole e la vita non cambiera'.

quando succede che si entra in contatto con la mente universale? quando arriva l'illuminazione?

quando lo decide il cuore.

il cuore sono io?
mi sa che e' qualcosa di piu', di certo regola totalmente la mia vita, direi che mi sembra di essere totalmente spettatore. mi sembra di fruire della vita ma non di poterla costruire, per lo meno non coi pensieri.
per capirci, non e' che basta pensare qualcosa perche' questo accada, quello che ti senti nel cuore invece accade sempre.
ma il cuore viene prima dei pensieri, i pensieri mi sembra facciano parte di questo mondo, sono come un'interfaccia tra il cuore e la creazione del cuore, il cuore e' una parte (possiamo chiamarle personalita'?) della mente universale, cioe' di Dio, il tutto.

com'e' la vita quando si e' in connessione col tutto?

se non fai cio' che dice il cuore e' come prima, i successi sono parziali o sembrano successi e si creano i soliti vari problemi.

se invece fai cio' che dice il cuore diventa tutto estremamente semplice e si riceve e da' piu' amore, tutto si incastra quasi come per magia (soprattutto all'inizio quando non si e' ancora abituati alle conincidenze) e le sorprese, tutte positive, sono la maniera in cui si manifestano i salti nella vita.
non esiste piu' il paranormale perche' diventa la norma, tutto e' possibile.
ti rendi conto che le leggi che prima davi per immutabili sono solo una creazione momentanea che coesistono con altre infinite possibilita', ognuna usata a seconda del momento.

una conclusioone? la vita e' un gioco in cui l'unica regola e' che non ci sono regole.

mi fermo qui aspettando qualcuno disposto a commentare la sua di esperienza.

indopama

Anonimo ha detto...

@Markus

tu hai gia' accesso alla mente unica, tu ne sei gia' una parte, la mente unica e' tutto quello che c'e', non c'e' nient'altro (almeno questo e' quanto concesso di vedere dal punto in cui noi siamo). quello che manca e' la consapevolezza.

aggiungo anche: piu' consapevolezza = piu' potere di creare che e' anche quello che sta cercando di dire corvo.

le informazioni che vi da' sono finalizzate non all'azione (non ce n'e' una che parli di azione) ma alla ricerca della consapevolezza, una volta raggiunta la quale le azioni sono una piacevole conseguenza dell'aumentato potere creativo.
il tutto non e' lineare ma a balzi.

indopama

Clarius ha detto...

Sto leggendo la seconda parte, questa affermazione dopo poche righe è a dir poco incredibile.

"Se non riusciamo a definire l'universo al suo livello più elementare, ciò deve voler dire che esso è costruito sulle probabilità."

La cosa più incredibile di questa affermazione,è che (a parte l'essere una chiara illazione)sottintende una visione del Cosmo (=insieme di tutte le cose visibili e invisibili)meccanicistica e riduzionista, assolutamente non sistemica. Usa gli argomenti che vuole smontare per costruire le proprie tesi. Magari è logica Fuzzy, non so , sicuramente è logica Dizzy ^-^
Sono d'accordo, l'ho già detto, che a livello sub-atomico e diciamo anche atomico,via, la realtà è probabilistica.E' probabilistica perchè ci troviamo su un altro piano del reale, con le sue leggi specifiche che interagiscono con quelle "newtoniane" del nostro piano più grossolano,.Ma nel momento in cui si l'atomo si aggrega SUBENTRANO ALTRE LEGGI!! Leggi di armonizzazione degli atomi, leggi sistemiche (sono leggi del COSMO, non sono scarabocchi su un foglio), leggi che RENDONO STABILE UN COMPOSTO CHIMICO e innumerevoli altre.Diamine.

Clarius ha detto...

@indopama

Indopama sono d'accordo con te, tutto è uno alla fine nel Cosmo, le stesse leggi del Cosmo fanno parte di esso e tutto è armonizzato in modo mirabile. Solo che quando tu parli di "cuore" a me viene sempre in mente Jane Austen, Emiliy Dickinson e Paulo Coelho. Ti prego , usiamo la
parola "intuizione", usiamo "forza jedi" , usiamo "lato sinistro del cervello", ma non usiamo la parola "cuore", ti scongiuro.

La mente razionale, il lato destro del cervello, la vedo ottimo strumento per risolvere problemi concreti e fattuali, pratici, per montare e smontare gli elementi costituenti un problema, per analizzare (smontare)e sintetizzare (riunire)quindi . Il lato intuitivo ci mette in contatto diretto col lato più profondo del Reale e ci fa cogliere l'illusorietà del tutto sovra-atomico; ma come dici tu per cogliere questa illusorietà bisogna allargare la propria coscienza.Ma non è che siccome è illusiorio NON ESISTE in senso assoluto.E' una realtà.Illusoria.Quando giochi con una realtà illusoria come puo' essere un video-gioco non ti diverti?NOn ti stanchi?Non risolvi problemi?Non ci sono voluti mesi per progettare quella realtà illusoria forse?Il problema è che siamo davvero riduzionisti senza rendercene conto, riduciamo tutto a SI/NO, vero/falso ,giusto/sbagliato etcetc

Anonimo ha detto...

@Clarius

..leggi che sono stabili finche' serve che siano stabili, ogni legge e' fatta per un certo grado di consapevolezza. piu la consapevolezza si eleva piu le leggi cadono come birilli, piu' interagisci e piu' le leggi le fai tu.

e poi ti faccio una domanda:
cosa intendi per stabile?
una cosa che c'era prima ed e' ancora qui adesso senza cambiare?

per essere sicuro dovresti pero' essere nei due tempi nello stesso istante, poter vedere il passato e il presente nello stesso istante, con certezza. conosci qualcuno in grado di farlo?

viviamo solo l'attimo presente, certo puoi ricordare il passato ma e' un ricordo nell'attimo presente, non e' la visione diretta del passato.
come fai a sapere se il passato c'e' veramente stato oppure e' una illusione della tua mente?

un ricordo... e se quel ricordo fosse sbagliato? non hai possibilita' di tornare indietro nel tempo per controllare...

le leggi non esistono come noi le intendiamo, esiste solo il qui ed ora nel quale quella cosa che chiamiamo cuore sguazza a meraviglia, come un bambino.
se lo ascoltiamo sguazziamo con lui, altrimenti sguazziamo ugualmente ma con piu' fatica.

la vita non e' come noi pensiamo che sia...


indopama

Clarius ha detto...

Mi scuso se sto un pò monopolizzando la discussione.Giuro che non è uno stratagemma alla "arte di ottenere ragione" di Schopenhauer.

@Markus
Ci tenevo a dire la mia su questa tua frase

"Una cosa però mi sfugge. Quale dovrebbe essere la motivazione per cui il genere umano, attraverso la propria evoluzione darwiniana e poi successivamente con l'acquisizione della propria consapevolezza, ha accesso a questa presunta "Mente Unica"?"

Io credo che siamo sempre stati parte di questa mente unica, nel senso che un giorno ci accorgeremo che siamo tutti legati a doppio filo con le nostre parti più nobili e sottili e mentali.Non partiamo separati per poi diventare uniti.Non ce ne accorgiamo che siamo già uniti perchè la nostra coscienza all'inizio è in nuce, allo stato iniziale, limitatissima. Come si amplia la coscienza? Innanzitutto una vita non basta (non è il titolo di un film di James Bond), occorre meditare e anche riflettere su quello che ci accade tutti i giorni, ascoltare gli altri, amare,soffrire (sublimare la sofferenza)...in una parola, vivere il più pienamente possibile (è un concetto vago, lo so).

La motivazione?
Già (come dice Capretta).
Ti rispondo con una celia presa a prestito dal mitico G.da Baskerville ne "il nome della rosa":
"Mio caro Adso, se avessi la risposta a tutto insegnerei Teologia alla Sorbona!"

C

Anonimo ha detto...

@Clarius
sono d'accordo sul fatto che non ci sia niente di illusorio, tutta e' vita.

indopama

Anonimo ha detto...

dimenticavo, cancello cuore e lo sostituisco con forza jedi.
:-)))

indopama

Clarius ha detto...

@indopama

No indo, non dico questo.
Più acquisisci consapevolezza, più padroneggi LE LEGGI CHE GOVERNANO LE LEGGI SOTTOSTANTI (scusa il maiuscolo, vorrei fare il corsivo o il grasseto ma non so come si fa).Se una legge apparentemente si "sospende", è perchè sta agendo una legge "più forte" che tu conosci
e applichi.

Per "stabile" intendo il reale tutto.
Il fatto indo è che il tempo come "nastro che si svolge" è una costruzione funzionale del nostro cervello.Quello che corrompe un panino lasciato all'aria non è il "tempo", ma leggi intrinseche della materia e della combinazione fra elementi materiali.Tot pane fatto in tot modo esposto a tot ossigeno seccain tot modo in tot oscillazioni dell'atomo di Cesio (gli orologi che fanno da "metro" per tutti gli altri sono basati sulle oscilalzioni dell'atomo di Cesio)

Clarius ha detto...

ps:
l'elettrone sarà anche illocalizzabile e determinato in modo solo probabilistico, ma l'atomo di Cesio secondo me oscilla nello stesso modo qui, su Urano, su Alpha Centauri

Faccio un copia-incolla eh
http://www.scibile.ch/content/view/20/36/


Orologio atomico

L'orologio più preciso mai sviluppato in Svizzera, il FOCS-1, è entrato in funzione nel 2004. Si trova in un laboratorio dell'Ufficio Federale di Metrologia e Accreditamento (METAS) di Berna. Se doveste rivisitare il paese tra 30 milioni di anni l'orologio non avrebbe perso più di in secondo.

Il FOCS-1 è uno dei cinque orologi atomici del Laboratorio di Tempi e Frequenze, che coopera con 45 istituzioni simili in tutto il mondo e con altri 250 orologi atomici contribuisce a fornire i dati utilizzati per determinare il Tempo Universale Coordinato (UTC), riferimento per il calcolo di tutti i fusi orari.

Mentre un orologio meccanico utilizza l'oscillazione del pendolo per dividere il tempo in intervalli uguali, un orologio atomico usa l'oscillazione che avviene all'interno degli atomi quando vengono fatti transitare in un campo magnetico. La frequenza di queste oscillazione atomica è sempre costante e percui così preziosa come standard di misura del tempo.

Il primo orologio atomico è stato costruito negli Stati Uniti nel 1949, e nel corso degli anni la loro precisione è aumentata considerevolmente. Data l'alta velocità di oscillazione degli atomi, la loro osservazione poteva avvenire solo per un tempo limitato, il che restringeva la precisione di misurazione.

L'ultima generazione di orologi atomici - compreso quello svizzero - utizza dei laser per raffreddare gli atomi portandoli ad una temperatura vicina allo zero assoluto. Questo rallenta la "corsa" degli atomi da 200 m/sec a 6 m/sec e sono questi atomi "rallentati" a venir fatti transitare nel campo magnetico che ne provoca l'oscillazione.

L'unicità dell'orologio svizzero consiste nell'utilizzo di un fascio tipo continuo invece di uno di tipo spasmodico. Grazie a questo sistema, gli atomi si scontrano con meno frequenza, rendendo la misurazione più precisa.

Una tale precisione potrebbe all'apparenza sembrare superflua. Ma, oltre a determinare l'ora ufficiale in tutto il mondo, trova un'altra serie di applicazioni. La navigazione satellitare dipende dagli orologi atomici e, più sincronizzati sono, più i dati forniti dal sistema risultano accurati. Anche i telescopi radiofonici di tutto il mondo possono essere sincronizzati in quanto osservano lo stesso punto nello spazio, creando l'effetto di un singolo telescopio di diametro pari al diametro della terra.

corvo ha detto...

Vorrei ringraziare tutti per il prezioso contributo peró invitarvi a focalizzare sul tema.

Il quale non é la dimostrazione dell'esistenza Divina e nemmeno una astratta discussione sulla natura dei nostri sentimenti .
La differenza fra la loro (sentimenti) espressione e applicazione é esattamente ció che manca nelle incitazioni di indopama.

Il tema di questo blog e dell'articolo é il funzionamento dell'applicazione della Forza nella Forma.
Ovvero la sua espressione (onto)Politica.

Per citare un famoso passo:

poiché tutte le cose sono e provengono da Una, per la mediazione di una, così tutte le cose sono nate da questa cosa unica mediante adattamento.
SNIP
Il padre di tutto, il fine di tutto il mondo è qui. La sua forza o potenza è intera se essa è convertita in terra.
SNIP
Sale dalla Terra al Cielo e nuovamente discende in Terra e riceve la forza delle cose superiori e inferiori. Con questo mezzo avrai la gloria di tutto il mondo e per mezzo di ciò l'oscurità fuggirà da te. È la forza forte di ogni forza: perché vincerà ogni cosa sottile e penetrerà ogni cosa solida. Così è stato creato il mondo. Da ciò saranno e deriveranno meravigliosi adattamenti, il cui metodo è qui.


Secondo tutte le tradizioni umane é in questa dinamica continua, e progressiva, fra "sopra" e "sotto" che si trova la chiave del potere sulle cose.
Immaginatevi cosa succederebbe se questa conoscenza finisse nelle mani sbagliate.

Non riuscite a immaginarlo?

Ma é facile: basta che vi guardate intorno.

Anonimo ha detto...

@Clarius

urano e alpha centaury esistono nel momento in cui tu li vedi, in cui tu pensi di vederli e quindi pensi che esistano.
il tempo scorre perche' pensi di vedere un oggetto che pensi che lo misura.

ci sei sempre e solo tu nel creare la tua realta', tutto gira attorno a questo punto.

la mente universale ci ha dato un aiutino quando ci ha fatto capire che noi, cercando sempre piu dentro l'atomo (che noi pensiamo che esista) ci ha detto che possiamo trovarlo o forse no, puo' essere qui oppure la', a seconda di come noi lo vogliamo trovare.

ci stiamo avvicinando a capire che la realta' e' fatta solo di pensieri creati all'istante nel qui ed ora, il come e' da scoprire e non sono sicuro che noi come anime umane possiamo andare molto oltre.

indopama

Anonimo ha detto...

@corvo

non dico che noi non abbiamo potere ma che, essendo una parte della mente universale, abbiamo una parte di potere che non possiamo inventarci come ci pare perche' tutto e' parte di un progetto intelligente nel quale ognuno fa la propria parte per cio' che gli compete.

la propria parte e' quella cche ci sentiamo dentro il c...., pardon la forza jedi.

questo da cio' che sperimento, al momento e' la mia realta' che so anche essere, come la vita, in costante evoluzione e cambiamento.
:-)

indopama

Clarius ha detto...

@Corvo

Va bene, andiamo avanti :D

@indopama
la tua concezione del Cosmo
è praticamente identica a quella di Berkeley.

http://it.wikipedia.org/wiki/George_Berkeley

lo sapevi?

Se un giorno vorrai mettere in discussione
le tue concezioni sull'irrealtà totale del mondo,
ti consiglio di leggere attentamente "Ethica more geometrico demonstrata" di Spinoza

E perchè no, anche il buon Aristotele, che non guasta mai

C

corvo ha detto...

@ C
informazione tecnica:
per creare un corsivo metti un "<" seguito da "i" e poi ">" per iniziare e un < / i > per finire.
per il grassetto lo stesso tranne che usi 'b' a posto di i. Per testi complessi Un plugin per firefox tipo "bb" trasforma ogni area di testo in una RichTetx area

Anonimo ha detto...

@corvo

piu' sopra mi dicevi che non ti sembro spronare la gente all'azione.
provo a spiegarmi qual'e' a mio parere la sequenza delle azioni da intraprendere.

siccome in questo momento non sono in crisi l'economia o la finanza ma le idee guida degli uomini, gli ideali, e' da queste che bisogna quindi partire.

1- far crollare i vecchi ed inefficienti ideali
2- trovare nuovi ideali
3- modificare la realta' materiale in accordo a questi nuovi ideali distruggendo prima, se necessario, parte della vecchia realta' materiale per fare posto alla nuova.

ora siamo all'inizio della fase 1.

questa fase significa rimettere in discussione tutti i nostri pregiudizi, tutti i nostri punti fermi, cercare di capire cosa facevamo e perche'.
cercare di capire chi siamo e cosa vogliamo dalla vita.

indopama

Anonimo ha detto...

@Clarius

ho letto molti pochi libri in vita mia, quello che espongo e' solo frutto della mia esperienza di vita, dei miei pensieri.

a dire la verita' non ho proprio mai letto niente su questi argomenti... che ignorante che sono. solo la fisica mi ha appassionato un po' di tempo fa. mi piace leggere roba corta, preferisco la vita, l'esperienza diretta, sono un drogato del nuovo e curioso come un bambino.
:-)))

Clarius ha detto...

informazione tecnica:
per creare un corsivo metti un "<" seguito da "i" e poi ">" per iniziare


grazie Corvo!

Anonimo ha detto...

@ Corvo

siamo quindi noi gli abitanti del mondo di "Flatlandia" ? Ipotesi moto intrigante...
Max

katanga ha detto...

@ max
ha,ha,ha,ha,ha,ha......

e quale dei personaggi saremmo?
corvo di sicuro il quadrato!

Anonimo ha detto...

@ katanga
Ovvio che il Corvo sia il quadrato (l'io-narrante). Il problema è che quel quadrato fa una brutta fine... Comunque, a parte gli scherzi, la rilettura di Flatlandia è indicativo di come sia difficile percepire qualcosa che è fuori dei nostri sensi comuni:chi lo fa o è preso per matto o è messo a tacere.
Max

Anonimo ha detto...

Salve a tutti,
a 14 anni lessi (a quel tempo vivevo in Australia) un romanzo che è molto simile a flatland ma con personaggi ageometrici, erano strane creature bidimensionali e c'erano anche delle illustrazioni. Il romanzo verteva su un bambino che era in grado di mettersi in contatto con tali creature di un universo bidimensionale, in particolare con uno di essi e vi era tutta una serie di interazioni (il bambino cercava di spiegare a questa creatura contattata come egli vedeva il suo mondo).
C'è qualcuno che si ricorda il nome di questo libro? Credo che fosse stato stampato tra il 70 e l'83 massimo.
Saluti
Markus

Anonimo ha detto...

Quelli che danzavano erano considerati pazzi da coloro che non potevano udire la musica...

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